In confronto, però, a molti titoli simili della stessa Capcom, qui ci troviamo a seguire un plot narrativo più o meno interessante sottolineato più volte da brevi intermezzi in cui i personaggi si lanciano in semplici dialoghi. E così che ci troviamo nel 2513, il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie, le città sono sommerse dalle acque e per di più sembrano ritornati i dinosauri grazie ad un pazzo scienziato che vuole creare una nuova razza ibrida sfruttando l’intelligenza umana e la forza, appunto, dei dinosauri. Di tutto il mondo, quattro coraggiosi giovani non ci stanno e si lanciano alla volta del laboratorio del pazzo scienziato facendo allegramente a schiaffi con chiunque si pari davanti. Come da tradizione picchiaduristica, nella scelta del nostro alterego dovremo tenere in considerazione vari fattori: potenza, velocità e abilità nell’uso delle armi, che in questo caso risultano abbastanza distinte e varie, adattandosi bene allo stile del giocatore. Troviamo quindi Jack, capo della banda, che è il classico personaggio bilanciato, poi a seguire c’è la maggiorata Hannah, abile nell’uso delle armi, il simpatico Mustapha che è il veloce del gruppo (e pure il più selezionato, almeno dalle mie parti) e per finire Mess che fa della forza estrema la sua peculiarità. E’ evidente che i programmatori si siano un po’ sforzati per dare una maggiore varietà nei personaggi e non solo. Già dalle prime battute si può notare una certa diversità nelle azioni da parte dei combattenti, che si esibiranno nelle classiche scazzottate Capcom con la possibilità di correre, saltare ed effettuare tutta una serie di mosse (tra cui quella “spazza tutto” che farà perdere un piccola quantità di energia) ma con l’aggiunta di tutta una serie di armi che si potranno trovare sparse negli 8 stage. Ce ne sono veramente di tutti i gusti: si va da coltelli, bastoni, pistole, fucili, mitragliatrici a bombe a mano, dinamite, lanciarazzi, con la possibilità di recuperare dalle casse distrutte anche le munizioni. Questa piccola feature, poco presente nei beat'em up dell’epoca, darà un po’ di pepe all’azione, rendendo il tutto più vario. Lo stesso si può dire del livello a bordo della mitica Cadillac che saprà spezzare ulteriormente nel modo giusto un’azione, che per stessa natura del genere “picchiaduristico”, risulterebbe altrimenti ripetitiva. Positivo è che il gioco Capcom scorre molto piacevolmente, divertendo e non stancando, complice anche la giusta lunghezza dei livelli che risultano ben strutturati e diversificati. A non stancare è anche la buona varietà di tutta la fauna da prendere a calci, trovandoci a combattere contro nemici di tutti i tipi: classici scagnozzi, ciccioni barbuti, nani salterini, grossi energumeni, mostri schifosi, dinosauri di ogni specie e boss di fine livello molto impegnativi che ci sapranno far spendere più di un gettone. In generale, il livello di difficoltà di C&D si mantiene sull’impegnativo andante, con gli stage finali che si riempiranno di nemici da picchiare. In aiuto arriva la possibilità di intraprendere l’avventura con tre giocatori contemporaneamente, sarebbe stato ideale poter sfruttare tutti e quattro protagonisti, ma evidentemente il motore grafico non sarebbe riuscito a tenere il passo.
Passando al fronte tecnico, si può notare come il titolo Capcom non sia invecchiato per niente male, risultando gradevole anche al giorno d’oggi. Tutti gli sprite, dai protagonisti ai personaggi presenti sono disegnati e animati in maniera egregia, lo stesso si può dire delle ambientazioni degli stage, che, pur non presentando una grande profondità negli sfondi, sono comunque disegnati bene. Insomma, il CPS1 è stato sfruttato più che discretamente dai grafici giapponesi. Anche la parte sonora risulta piacevole, con dei buoni effetti e campionamenti vocali, con le musiche in sottofondo orecchiabili dallo stile “finalfightiano”.
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