Nei primi anni Novanta il genere dei giochi di corsa ad ambientazione futuristica non mancava di esponenti illustri. Tutti noi ricordiamo con affetto F-Zero su Super Nintendo, uscito in Occidente fra il 1991 e il 1992 (a seconda delle zone): uno dei primissimi titoli disponibili per quella console, di cui bisognava all'epoca esibire la potenza, eppure al tempo stesso uno di quelli che riprendo sempre in mano volentieri, vuoi per gli scenari onirici, vuoi per la magnifica colonna sonora, vuoi, semplicemente, perché è divertente, nonostante l'assenza, da più parti deplorata, di una modalità a due giocatori (ma d'altra parte, chi nel 2015 ha ancora amici interessati a giocare al Super Nintendo? non io, purtroppo).
Tuttavia, nel 1991, pochi mesi prima che F-Zero facesse la sua apparizione trionfale, era uscito su NES anche il molto meno famoso Galaxy 5000, firmato Activision e ambientato nel cinquantunesimo secolo (ebbene sì, paradossalmente più avveniristico di F-Zero, che si ferma "solo" al 2560, anche se non si direbbe). Qui una modalità due giocatori è presente, ma siccome oggigiorno convincere gli amici a giocare con il NES è impresa persino più ardua che con il Super Nintendo, non ho ancora avuto il piacere di sperimentarla. Pertanto, mi limiterò a parlare della modalità "1-player", con cui mi sto dilettando non poco in queste torride sere d'estate.
Nonostante le premesse, l'ambientazione non è la galassia ma, più semplicemente, il sistema solare (mi rendo conto che il titolo Galaxy 5000 è più vendibile di Solar System 5000): gareggeremo infatti su tutti i pianeti, da Mercurio fino a Plutone, ognuno dei quali ospita una pista che, a sua volta, percorreremo in quattro round diversi. Il primo round è palesemente concepito per prendere confidenza con il tracciato: tutto fila liscio, e bisogna "unicamente" (hai detto poco) fare attenzione a non cascare nel vuoto o a non farsi sparare addosso dalle tre vetture avversarie. Eh sì, perché con il pulsante A si salta (manovra molto utile per evitare degli ostacoli o tagliare delle curve, facendo però attenzione a tagliarle bene!) e con il pulsante B si può sparare, non soltanto agli altri concorrenti ma anche ad altri oggetti, come dei cumuli di detriti spaziali (non saprei definirli altrimenti) che, a partire dal secondo round in poi, inizieranno a bloccarci la strada e che, una volta distrutti, potrebbero rivelare dei succulenti power-up, generalmente piazzati - come richiede il tradizionale sadismo degli sviluppatori di giochi per NES - nei posti più scomodi da raggiungere e più pericolosi (spesso sul bordo di un burrone).
Dopo il primo round "di ricognizione", il gioco si fa più duro, e alle difficoltà legate alla conformazione della pista si aggiungeranno via via mine, torrette che cercheranno di abbatterci, e i suddetti ammassi indefinibili di rifiuti spaziali (o whatever). Senza contare che i nostri avversari potranno potenziare le loro navicelle e ottenere armi più potenti che non mancheranno di usare contro di noi.
Lo scopo del gioco, infatti, non è tanto (o meglio, non solo) fare il tempo migliore o classificarsi al primo posto. Tecnicamente sarebbe persino possibile arrivare ultimi ad ogni corsa (cioè quarti) senza venire penalizzati. Piuttosto, la vera sfida consiste nel portare a casa la pellaccia alla fine di ogni round ed evitare che la nostra navicella subisca troppi danni. Ma, come avrete intuito, non sarà un'impresa semplice. Arrivare primi serve più che altro ad ottenere più punti, quindi più soldi, che potremo spendere per riparare l'astronave oppure per comprare un mezzo più potente (se potremo permettercelo, naturalmente). Attenzione però, perché, sfasciando un mezzo di categoria superiore, anziché terminare subito la partita, retrocederemo al mezzo che avevamo in precedenza, e distrutto anche quello, sarà inesorabilmente e ineluttabilmente Game Over. Potrà capitare, nei livelli più avanzati (come ho potuto sperimentare io stesso arrivando su Marte), di ritrovarsi con la vettura più smarsa (come si dice dalle mie parti) e di dover competere con avversari che, nel frattempo, saranno passati di grado conquistando delle navicelle spaziali (nel vero senso della parola) e ci spareranno quindi missili letali, a cui noi non potremo fare altro che rispondere con dei proiettili sfigati e inoffensivi. Niente di più frustrante che trovarsi circondati da "privilegiati" che, a quanto pare, sono stati più oculati di noi nel gestire i loro mezzi.
Non per questo, però, si può dire che la competizione sia ingiusta e sbilanciata, anzi: diversamente che in altri giochi di guida teoricamente più "avanzati", come il primo Super Mario Kart, dove sembrava che i personaggi controllati dalla CPU seguissero regole diverse dalle nostre, qui si ha l'impressione che anche gli altri concorrenti si comportino come noi: saltano, sparano, cadono nei burroni (ebbene sì), si prendono i power-up soffiandoceli davanti agli occhi, eccetera. Eppure, stranamente, sembrano più abili di noi nell'ottenere mezzi più performanti. Ma tant'è.
Oltre alla distruzione del veicolo, esiste un altro modo per beccarsi un Game Over, e cioè non riuscire a completare i giri previsti entro il limite di tempo stabilito. In questo caso, Galaxy 5000 ci offre una bellissima animazione (vedi uno degli screenshots allegati), con la pista che, ad una quindicina circa di secondi dal termine, inizia pian piano a disintegrarsi fino a scomparire del tutto, facendoci precipitare nel vuoto. Un piccolo tocco di genio, non c'è che dire: uno dei molti di questo gioco, che non manca certo di "carattere" e che si lascia apprezzare sempre di più ad ogni nuova partita, non solo perché offre un divertimento genuino, ma anche per gli elementi di strategia che presenta (spendo soldi per riparare la mia navicella o risparmio sperando di passare di grado? rischio la mia incolumità per quel power-up messo particolarmente male o lascio perdere?). Già a partire dal secondo pianeta (Venere), i tracciati contengono anche percorsi alternativi, e la scelta di quale imboccare può rivelarsi decisiva, per la presenza di power-up o, viceversa, di insidie letali. Ad ogni round, inoltre, la disposizione di tutti questi elementi cambia, offrendo al giocatore varietà e, quindi, nuovi stimoli per continuare.
Che dire poi dell'accompagnamento musicale e degli effetti sonori? Anche su questo fronte, buone notizie. Le musichette infatti, per quanto non eccelse, entrano in testa facilmente (provare per credere: https://www.youtube.com/watch?v=BAO1JrynO20) e vi rimangono per giorni e giorni, mentre spassosissime sono le voci digitalizzate dei nostri avversari, che si lasciano andare ad esclamazioni di vario tipo ogniqualvolta li urtiamo, li colpiamo o li sorpassiamo ("Excuse me!", "Watch it!"). Anche noi non saremo da meno, da questo punto di vista, in quanto emetteremo delle urla quando rimbalzeremo su certe piattaforme, oppure quando precipiteremo (e chi non urlerebbe!).
L'unico neo di questo gioco potrebbero essere i controlli, in quanto ci vuole un po' di pazienza per padroneggiarli come si deve. Activision ha comunque deciso di venirci incontro consentendoci di scegliere fra due configurazioni: "Alpha Control" (scelta a rigor di logica più intuitiva) e "Beta Control" (con cui io in realtà mi trovo meglio). Anche il tipo di visuale adottata può porre dei problemi e suscitare nei giocatori più intemperanti non delle urla digitalizzate ma piuttosto dei gran bestemmioni, quando per esempio si salta convinti di atterrare su una piattaforma sicura e invece si cade nel vuoto. Tutto questo aggiunge elementi di difficoltà ad un gioco che, già di per sé, offre una sfida non indifferente, con dei tracciati via via più ostici (curve a gomito sospese nel vuoto, passaggi stretti, e quant'altro), con una quantità industriale di ostacoli e con avversari sempre più spietati.
Confesso che nemmeno io sono giunto al termine di Galaxy 5000, anzi, mi sono spinto soltanto fino a Giove e di pianeti da esplorare me ne mancano diversi. Ma non ho nessuna intenzione di demordere, e credo che questa cartuccia entrerà nel mio NES ancora per settimane, o mesi.
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