In Forbidden Forest vestiamo i panni di un intraprendente arciere che al calar della notte si ritrova a dover sopravvivere nei meandri di una foresta maledetta. L’azione inizia la sera, quando si riesce ancora a scorgere qualcosa. A mano a mano che proseguiremo con i livelli del gioco, lo scenario si farà sempre più buio finché non sopraggiungerà la notte. Nel frattempo, una pallida Luna piena attraverserà la volta celeste come un sinistro presagio. All’inizio della partita dovremo vedercela con dei ragni giganti che c’inseguiranno per dissanguarci, dopo averne ucciso diversi passeremo al livello successivo. Tra uno stage e l’altro assisteremo alla simpatica danza del nostro alter ego digitale, implementata più che altro come interludio tra le varie sezioni del gioco. La luce si affievolirà sempre più e faranno capolino delle api giganti che, svolazzando dall’alto verso il basso, proveranno a colpirci in picchiata. Ad un certo punto, come se tutto ciò non bastasse, decine di rane gigantesche cadranno dal cielo con tutta l’intenzione di schiacciarci! A notte fonda, con la luna sempre più alta nel cielo, la situazione si farà ancora più critica, i nemici non ci daranno scampo. Dei draghi volanti, provenienti dalle profondità della foresta, tenteranno di ucciderci lanciandoci addosso delle sfere infuocate, un qualsiasi contatto con una di queste ci darà fuoco uccidendoci all’istante. Degli scheletri proveranno ad infilzarci con le loro lance mentre il loro boss, un fantasma, cercherà di ghermirci. Dai cespugli compariranno anche dei serpenti giganti che ci scaglieranno addosso dell’acido, basterà una piccolissima distrazione per essere dissolti vivi! All’avvicinarsi delle ore piccole incontreremo il signore della “Foresta Proibita”, il temibile Demogorgon. Questa creatura sarà parzialmente invisibile e si sposterà in concomitanza con un lampo, un qualsiasi contatto con essa farà terminare direttamente la partita, senza la perdita di alcuna vita.
La meccanica di Forbidden Forest consiste essenzialmente nel correre da una parte all’altra della foresta nell’attesa che un nemico si faccia avanti. Si riarma l’arco, si mira e si scocca una freccia per colpirlo, successivamente ripeteremo questa sequenza dall’inizio. La difficoltà del gioco consiste nell’esatta tempistica dei movimenti, nell’attendere cioè il momento più adatto per sferrare il colpo, occorre osservare per bene i differenti movimenti dei vari nemici per poi cogliere l’occasione propizia. A rendere le cose più interessanti vi sono inoltre quattro gradi di difficoltà (Innocent, Trooper, Daredevil ed infine Crazy): a seconda del livello selezionato dovremo uccidere più nemici per completare uno stage, ovviamente l’azione diventerà sempre più frenetica ed i nostri tempi di reazione si ridurranno di conseguenza. Il nostro alter ego è controllato interamente dal joystick. Uno spostamento della leva sull’asse orizzontale muoverà l’arciere sullo schermo. Una prima pressione del pulsante di fuoco riarmerà l’arco, mentre un’altra ancora scoccherà la freccia. Con un movimento verticale della leva saremo in grado di modificare l’altezza del tiro, due indicatori su entrambi i bordi dello schermo ci mostreranno l’angolo utilizzato.
La grafica di Forbidden Forest può apparire senza alcun dubbio blocchettosa e spartana agli occhi di un videogiocatore moderno, ai tempi della sua uscita, però, suscitava una certa impressione poiché sfoggiava uno sfondo, con relativi elementi decorativi (alberi, mostri e personaggio principale), di notevoli dimensioni. E’ vero che le animazioni erano appena accennate e che lo scrolling appariva piuttosto indeciso, ma l’effetto complessivo era più che soddisfacente per un titolo dell’epoca. Alcuni piccoli tocchi di classe contribuivano a migliorare il realismo del comparto grafico e va sicuramente citata la presenza della parallasse che donava allo sfondo un buon senso di profondità, gli alberi più lontani si muovevano più lentamente di quelli nelle immediate vicinanze. Non male anche l’effetto utilizzato per rappresentare il passaggio dalla luce all’oscurità: a mano a mano che si proseguiva col gioco i colori diventavano sempre più cupi. Indimenticabile poi la presenza di una macabra luna piena che attraversava lo schermo durante lo svolgimento della partita. Degni di nota anche i molti elementi splatter utilizzati soprattutto per le sequenze di morte del nostro personaggio, in più di un’occasione veniva infatti dissanguato, schiacciato, sciolto ed incenerito. Nonostante la prima impressione, l’aspetto grafico complessivo è sicuramente evoluto per un gioco del lontano 1983.
Il comparto audio utilizzava un sistema dinamico per la gestione delle musiche, in altre parole era in grado di stabilire il brano più adatto ad ogni situazione di gioco. Le musiche contribuivano in maniera decisiva all’atmosfera generale della produzione, sebbene fossero stilisticamente semplici, prive cioè di particolari effetti. Nel complesso erano molto evocative e grazie ad esse la foresta suscitava timore, inquietudine e spaventava in più di un’occasione. Riuscivano cioè a creare il giusto senso di tensione capace di mantenere il giocatore sempre in allerta, in attesa di chissà quale pericolo. L’azione alternava sparatorie a sequenze in cui era meglio allontanarsi, giusto il tempo necessario per riarmare l’arco e riacquistare un pizzico di lucidità. Le pause tendevano poi a logorare i nervi e a far aumentare l’agitazione per un nemico che ancora non si era manifestato. A conti fatti, non male davvero per un titolo di un’epoca così remota.
Forbidden Forest è stato convertito anche per i computer ad otto bit dell’Atari (modelli 400/800), purtroppo con pessimi risultati in termini di qualità ed apprezzamento, sicuramente inferiori all’originale su Commodore 64. Nel corso degli anni sono stati sviluppati anche due seguiti: un apprezzato secondo capitolo, Beyond The Forbidden Forest, sempre dallo stesso autore Paul Norman, ed un più oscuro remake 3D del capostipite: Forbidden Forest III: The Adventure Continues.
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