Dal lato grafico, dunque, noteremo subito un irrobustimento del motore che muove l’intero gioco; cromaticamente più corposo, e con nemici più grossi e molto più dettagliati. Il parallasse presente nel gioco originale è qui mantenuto in toto, e fece gradito ritorno anche l’amato effetto risucchio lì dove la nostra navetta carica l’arma secondaria chiamata “beam”. Il sonoro propone buoni riadattamenti delle tracce originali e, come successe per il primo capitolo, lasciando la netta sensazione di essere sotto quest’aspetto anche superiore. Certo, si fa notare (anzi, meglio dire sentire) l’assenza di un certo Chris Huelsbeck nella direzione sonora, ma il musicista Martin Walker ha svolto comunque un egregio lavoro, non facendo tanto rimpiangere le gesta del collega tedesco, soprattutto ascoltando il modulo presente nel secondo livello, dove si percepiscono tutte le buone capacità proprie di quest’artista.
Si capisce, quindi, che abbiamo tra le mani una conversione quanto più fedele possibile all’originale, che non si lascia andare a “stupide” mancanze come il suo illustre predecessore, mantenendone (quasi) tutti gli aspetti peculiari. Ma quanto descritto finora, purtroppo, non restituisce ancora un gioco del tutto perfetto.
La grafica risulta si più corposa che nel primo capitolo, ma altresì più lenta e molto più sfarfallante. Quest’ultima sbavatura era presente anche nella prima conversione di R-Type, ma in maniera molto più lieve e, quantomeno, lo scrolling fluido di cui disponeva quest’ultimo riusciva a coprirne lievemente le tracce. In questo secondo episodio, oltre ad uno sfarfallare più marcato degli sprite, trova spazio un rallentare quasi disturbante, che in certi momenti riporta alla mente gli slow motion di film come Matrix o il bullet time del noto videogioco Max Payne. Ironicamente potrebbe apparire anche come un bene visto con occhi odierni ma, purtroppo, tecniche del genere nel periodo d’uscita del prodotto in questione non esistevano neanche lontanamente, e un rallentamento come quello presente nella conversione Amiga di R-Type 2 poteva, e può tutt’oggi, essere descritto solo come puro e semplice PROBLEMA DÌ PROGRAMMAZIONE. Sempre sul versante grafico si fanno particolarmente notare i due ultimi livelli per un calo di stile quantomai eccessivo. Colori e disegni non reggono il passo, soprattutto se confrontati con i primi tre ottimi livelli, lasciando la triste sensazione di essere stati chiusi in fretta e furia pur di finire il gioco in tempi ottimali, poiché se cosi non fosse, non saprei proprio come giustificare un tale crollo qualitativo.
La giocabilità ripresenta la stessa curva di difficoltà e apprendimento del proprio predecessore, marcando ancor di più la spiacevole sensazione di poter proseguire nei livelli solo se in possesso dell’armamentario potenziato al massimo. In R-Type 2 sembrano ci siano fasi di gioco insuperabili se non si è in possesso dell’upgrade giusto, e lì dove il predecessore proponeva un’intelligente difficoltà crescente una volta persa una delle vite a disposizione con relativa perdita del sudato potenziamento, questa seconda conversione risponde con un’impossibilità quasi totale della sfida, drasticamente punitiva. Imparare a memoria ogni fase di gioco e superare il tutto senza mai perdere una delle tre vite è, di fatto, l’unico modo per venire a capo dei sei livelli presenti nel prodotto recensito. Vana l’aggiunta dell’opzione “continua” (sfruttabile per ben tre volte) poiché se moriamo in uno dei citati “punti sbagliati” (tipo a metà del terzo livello) si potrebbe benissimo decidere di resettare l’Amiga, o ricominciare la partita daccapo, poiché non ci sarà (quasi) verso di proseguire poggiandosi solo sulla potenza dell’arma principale. Anche il nostro fido “force pod” non sembra tornare in gran forma in questo secondo episodio, relegando il suo importante aiuto a poche sporadiche occasioni, poiché risulta più lento e meno preciso da controllare. Una delle novità più interessanti invece risiede nell’arma secondaria “beam”, che in questo secondo episodio si mostra ancora più potente, regalandoci la possibilità di raddoppiare la gittata di fuoco semplicemente tenendo premuto ancor più tempo il pulsante “fire” e, quindi, caricando non una bensì due volta la barra che ne indica la potenza. Ne scaturisce un buon effetto scenografico, oltre che uno sparo di elevata potenza distruttiva.
Volendo, ad ogni modo, fare un paragone tra le due conversioni di R-Type per macchina Amiga, direi che l’ago della bilancia esiti perfettamente al centro. Il lavoro svolto dell’accoppiata Factor-5/Rainbow Arts viene superato da quello proposto da Arc Developments/Activision per ciò che concerne l’impatto tecnico/grafico. Quest’ultimo, tuttavia, perde notevolmente terreno sul lungo andare, dove il porting del primo R-Type saprebbe catturarvi sicuramente di più, regalandovi una giocabilità capace di spronarvi a proseguire sino a portarlo a termine.
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