Hokuto No Ken per PS1, il cui vero nome è in realtà HNK: Seikimatsu Kyuseishu Densetsu, altro non è che un picchiaduro a scorrimento interamente poligonale, le cui meccaniche, però, ricalcano assai da vicino i migliori esponenti 2D del genere di appartenenza. Nei panni dell’uomo dalle sette stelle il nostro scopo sarà perciò quello di ripulire una lunga serie di livelli da tutti i nemici in essi presenti, fino ad arrivare all’immancabile scontro con il boss di turno. A dirla tutta il termine “scorrimento” non risulta del tutto appropriato, in quanto ogni stage risulterà composto da uno scenario la cui dimensioni supereranno a malapena quelle dello schermo.
Ad un’impostazione così classica non poteva non accompagnarsi un gameplay altrettanto familiare, le cui meccaniche, per quanto ben congeniate, si avvalgono dell’utilizzo della classica terna di tasti, adibiti rispettivamente a calcio, salto e pugno. Il parco mosse del nostro Kenshiro risulta perciò abbastanza limitato, ma non per questo meno divertente da utilizzare. Tutto ciò potrebbe inizialmente apparire come un controsenso, in quanto, come tutti gli estimatori dell’uomo dalle sette stelle ben sanno, gran parte del fascino dell’opera originale risiede proprio nella spettacolarità delle numerose tecniche della sacra scuola di Hokuto. Consapevoli di ciò i programmatori della Bandai hanno escogitato un sistema a dir poco geniale per inserire ciascuna di esse all’interno del gameplay, senza per questo snaturare la classica impostazione alla Final Fight del titolo. Infatti, una volta “ammorbidito” per benino l’avversario, questo inizierà a lampeggiare per non più di un paio di secondi. Se in tale frangente riusciremo a mandare a segno almeno un altro colpo, un rapido cambio d’inquadratura darà inizio ad un breve quanto intenso minigame, nel quale, inserendo rapidamente la giusta combinazione di tasti mostrata sullo schermo, potremo scatenare una delle tante tecniche segrete ormai entrate nella leggenda. Tale espediente, essenziale per avere la meglio sui diversi boss, ci consentirà di recuperare parte dell’energia perduta se utilizzata contro i normali avversari, oltre a dare un enorme contributo al livello di spettacolarità offerto dal titolo Bandai.
Un altro degli aspetti che non potrà certamente passare inosservato agli occhi dei tanti fan dell’opera risiede sicuramente nella storia. Ricalcando per filo e per segno tutti gli avvenimenti narrati nel corso della prima lunghissima serie animata, HNK per Ps1 si impone come una delle trasposizioni videoludiche più fedeli che un anime abbia mai ricevuto. Tutto ciò, però, finisce stranamente con l’assumere tutte le caratteristiche della così detta “arma a doppio taglio”. Infatti, l’interminabile sequela di cut-scene che saremo costretti a visionare fra uno stage e l’altro finisce col diluire pesantemente l’azione di gioco, costringendoci a rimanere per lunghissimi minuti con le mani in mano senza alcuna possibilità d’interazione. A tutto ciò si aggiunge l’aggravio di un parlato interamente in giapponese e per giunta privo di sottotitoli in inglese (ricordiamo, infatti, che il titolo in questione non ha mai varcato i confini del suolo nipponico), il quale nullifica l’apporto che un simile espediente narrativo può dare all’utente medio del tutto a digiuno di ideogrammi. L’unico aspetto del gioco a trarre vantaggio da una siffatta impostazione è sicuramente la longevità. Il numero di livelli inseriti nel misero Cd di HNK ha quasi dell’incredibile, senza contare che, da metà gioco in poi, un repentino innalzamento della difficoltà renderà il proseguo dell’avventura tutt’altro che scontato. Bisogna purtroppo segnalare l’impossibilità di affrontare la modalità principale in doppio, espediente che avrebbe garantito al titolo un fattore rigiocabilità non indifferente. La presenza di un secondo giocatore rimane perciò relegata alla possibilità di allestire delle battaglie uno contro uno, dove potremo però selezionare tutti i boss fin li sconfitti.
Dal punto di vista grafico il titolo Bandai ha quasi dell’incredibile. Sfruttando appieno tutta l’esperienza accumulata su di una Playstation ormai giunta al termine del suo ciclo vitale, i programmatori della software house nipponica, da sempre famigerati per la scarsa qualità che contraddistingue gran parte delle loro produzioni, sono riusciti a dare corpo a quello che, senza esagerazioni, potremmo definire come un vero piccolo miracolo. Ottima la modellazione poligonale, alla quale si aggiunge un texture mapping capace di spremere fino all’ultimo bit dalla scatoletta grigia targata Sony; il tutto mantenendo una solidità e un livello di dettaglio quasi impensabili per console della così detta quinta generazione. Decisamente soddisfacente anche il lavoro svolto sul comparto audio, grazie all’utilizzo di buona parte dei doppiatori e delle campionature originali.
In conclusione HNK per PS1 si propone come un ottimo picchiaduro, caratterizzato da un gameplay semplice e coinvolgente, una realizzazione tecnica assolutamente ineccepibile, nonché da una longevità che si pone ai massimi vertici nel suo genere. Le uniche vere pecche del titolo Bandai restano, perciò, le lunghissime quanto incomprensibili cut-scene, che tolgono al prodotto buona parte del suo appeal tipicamente arcade e la mancanza di una modalità a due giocatori degna di questo nome. Nonostante ciò il titolo Bandai rimane caldamente consigliato a tutti gli estimatori dell’uomo dalle sette stelle, nonché agli amanti dei vecchi beat’em up a scorrimento dei quali incarna egregiamente lo spirito.
PS: HNK: Seikimatsu Kyuseishu Densetsu fa parte di una ristretta cerchia di titoli, usciti verso la fine del ciclo vitale della PSX, in grado di riconoscere la presenza di qualsiasi mod-chip sia della prima che della seconda macchina da gioco targata Sony. Pertanto l’unico modo per godersi il titolo in questione rimane quello di possedere la versione giapponese di una delle due console o, in alternativa, di far girare il dischetto originale su un buon emulatore per PC.
Emiliano "MasterGen" Valori