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Lost Companies: Quest

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  • Lost Companies: Quest

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ID: 241537La “quest”, in lingua inglese, è un'avventura, una missione, un termine che richiama gesta epiche ed eroiche. La Quest Corporation avrebbe reso onore al nome portato, nei suoi anni più maturi, con prodotti assai raffinati e di grande successo critico, ma nei trascorsi giovanili faticava a elevarsi dalla foltissima massa di sviluppatori nipponici.

    Come ogni buona casa giapponese che si rispetti, anche la Quest è nata sul NES. Sin dai primi vagiti era possibile notare la naturale inclinazione verso generi e concetti innovativi: nel 1988, anno della fondazione, la Quest avviò la serie strategica Daisenryaku, ancora oggi di grande richiamo in Oriente; subito dopo passò allo sviluppo di giochi di ruolo, dall'occidentaleggiante Dungeon Kid, suggestivo, ma incompreso, gioco di ruolo in soggettiva, fino ai più convenzionali, ed anche più apprezzati, Mahrajah e Musashi no Bouken, quest'ultimo giocabile anche in inglese grazie ad una patch amatoriale; di tutt'altro genere era, invece, Conquest of the Crystal Palace, un action game abbastanza tradizionale.

    Daisenryaku
    Se non fosse per gli ideogrammi potremmo scambiare Daisenryaku per uno strategico occidentale, Anche parecchio hardcore, visto che le aree di gioco sono rappresentate da fredde caselle e che il vezzo grafico è distante anni luce. Ci si dimena tra statistiche e decine di parametri da gestire, qualcosa che difficilmente colleghiamo con la nostra concezione tipica del prodotto giapponese. Ed invece Daisenryaku è amatissimo in patria e ancora oggi c'è qualche sviluppatore che si occupa di nuovi episodi, persino per console moderne come la PS2. Ce n'è anche uno per Xbox, l'unico in lingua inglese, sottotitolato Modern Military Tactics.




    Dungeon Kid
    Siamo soliti intendere il jrpg come qualcosa di immediato, privo di tante statistiche e pronto per essere vissuto di slancio. In realtà, in Giappone è sempre esistita una corrente filo-occidentale, seppure di nicchia, dai tempi di Wizardry che si manifesta prepotentemente in Dungeon Kid: si ritrovano tanti ingredienti tipici dei giochi di ruolo nostrani, a partire dalla caratteristica visuale in soggettiva, che la Quest cerca di amalgamare con elementi tipici della tradizione giapponese, a partire dalla user-friendly impostazione dei combattimenti. Ambizioso, ma presto dimenticato.




    Conquest of the Crystal Palace

    Forse per dimostrare di essere bravi anche su terreni convenzionali, o forse semplicemente per il bisogno di battere cassa, alla Quest decisero di cimentarsi anche nei tradizionalissimi action game. Questo sidescroller è un debutto coi fiocchi: per sconfiggere il solito malvagio demone dovremo avventurarci lungo piattaforme in perfetto stile nipponico, con tanto di classico shop tra un salto e l'altro. La grafica è dignitosa, il sonoro è addirittura coinvolgente. Davvero gradevole, peccato sia così poco originale.




    Dopo Conquest of the Crystal Palace, si ebbe subito la sensazione che alla Quest Corporation le finanze iniziassero a scarseggiare, unica spiegazione per un cambiamento così drastico della direzione artistica. L'orientamento “casual” dei nuovi prodotti si tradusse in due titoli sviluppati per macchine dalla natura più mordi-e-fuggi: il portatile GameBoy ed il PC Engine, paradiso dei giochi d'azione. Fu così che nacquero Battle Ping Pong e Magical Chase, ovvia simulazione del gioco a racchette ed ennesimo shooter per la macchina NEC.

    Battle Ping Pong
    Soprattutto conoscendo ciò che la Quest ha prodotto durante la sua intera carriera, risulta difficile credere di trovarsi di fronte ad un loro lavoro anche in questo caso. Battle Ping Pong è una simulazione, se mai fosse possibile chiamarla così, sfacciatamente arcade di questo sport. Tecnicamente è povero, ma quello che c'è è funzionale e, perchè no, simpaticamente disegnato. Schermata fissa, gameplay immediato e davvero niente fumo. Alla fine risulta divertente, ma la classe degli sviluppatori avrebbe meritato ben altra gloria.




    Magical Chase
    Il PC Engine era davvero la console degli shooter e non era facile sovrastare la brillante concorrenza. La Quest ne esce più che bene, con uno sparatutto veloce e pieno di animazioni pregevoli, capaci di raccogliere apprezzamenti ancora oggi. Controlliamo una sorta di maghetta a caccia dei soliti cattivi lungo scenari solari e pieni di sprites quantomai demenziali. Ci sono i soliti negozi in cui rifornirsi di armi e gadget vari, non mancano un paio di utili pod e le vite sono state rimpiazzate da una barra d'energia. Ancora valido.




    Ma tra le fila del team giapponese c'erano individui dal potenziale creativo fuori dal comune che cominciavano ad avvertire disagio nella programmazione di videogiochi lontani dalle proprie più complesse vocazioni. Si trattava di Yasumi Matsuno, Hiroshi Minagawa e Akihido Yoshida, designer e sceneggiatori di elevata caratura che decisero di ritornare a sviluppare prodotti meno mainstream e più profondi. Da qui partì la genesi dell'apprezzatissima serie di Ogre Battle, costituita da tre episodi principali e due spin-off, benchè la numerazione adottata sia alquanto insolita (parte dal cinque). Si trattava di giochi di ruolo di grosso spessore strategico, caratterizzati da uno spiccato gusto per la narrazione, grazie anche a sceneggiature sapientemente progettate. Il successo in Sol Levante fu immediato e la serie conobbe episodi su praticamente tutte le macchine, dal Super Nintendo al Neo Geo Pocket. Tuttavia, la classe dei geni citati poco sopra venne immediatamente fiutata dalla Square che li convinse ad abbandonare la Quest per unirsi ai loro famosi team, assieme ai quali svilupperanno qualche anno dopo l'acclamato Final Fantasy Tactics.
    Dopo due soli episodi, Ogre Battle si ritrova orfano dei suoi ideatori, ma i subentranti Masaaki Kitagawa e Yuichi Murasawa riusciranno non solo a non far rimpiangere i loro predecessori, ma persino a superarli con l'episodio per Nintendo 64, Person of Lordly Caliber, e l'ultimo per GameBoy Advance, The Knight of Lodis. Nel 2002, messa a dura prova dalla concorrenza con Final Fantasy Tactics e la sua variante portatile Advance, la Square decide di acquisire completamente il team rivale, ponendo di fatto fine alla gloriosa storia della Quest ed alla serie di Ogre Battle.

    Ogre Battle: March of the Black Queen

    Il mondo videoludico nipponico si accorge subito di avere un nuovo campione, quello occidentale decisamente meno, visto il limitatissimo numero di esemplari prodotti in lingua inglese. Già la creazione del personaggio suggerisce una profondità insolita, il resto dell'avventura farà il resto per deliziare ogni giocatore. Considerato tra i migliori strategici giapponesi di sempre, ci propone una modalità di combattimento appassionante, grazie ad una mappa di gioco in caselle tra cui muoversi tra un turno e l'altro, con tanto di altezze differenti ed ostacoli naturali. Presenti anche lo scorrere delle giornate e vasti territori da esplorare. Un gioiello, peccato per il suo folle valore di mercato.




    Tactics Ogre: Let Us Cling Together
    Due anni dopo il debutto della saga, ritornano gli elementi vincenti del primo episodio, dai combattimenti ai tanti eroi da controllare. Stavolta però vengono introdotti ancora più finali (erano già dodici nel primo episodio), ancora più diversi e con ancora più bivi per arrivarci. La terra è dominata da tre fazioni con le quali interagire costantemente, in un tripudio di dettagli e rigiocabilità. Nato su Super Nintendo, è stato localizzato in inglese solo per la Playstation.




    Ogre Battle 64: Person of Lordly Caliber
    Incassato il colpo della partenza degli ideatori della serie, la Quest si preparava a gustare il piatto freddo della vendetta. L'obiettivo era quello di scalzare Final Fantasy Tactics dal trono di miglior rpg strategico per le nuove console, e quale macchina migliore si poteva scegliere se non il Nintendo 64, fiero rivale della Playstation tanto amata da Square? Considerato dai più il miglior episodio della serie, Ogre Battle 64 seduce la critica mondiale e compare spesso nelle classifiche dei giochi più amati di questa macchina. Oltre ai tratti distintivi della serie, non mancano nemmeno opportuni vezzi estetici e un poderoso accompagnamento sonoro che amplificano la bellezza della narrazione.




    Tactics Ogre: the Knight of Lodis

    Prima di abbandonarsi nelle braccia della Square, alla Quest provano a conquistare anche il GameBoy Advance, con ottimi risultati. La carica innovativa è comprensibilmente rarefatta, ma l'alternativa a Final Fantasy Tactics Advance è anche stavolta rispettabilissima. La macchina viene sfruttata come meglio non si potrebbe in tema audiovisivo e la trama è appassionante come sempre. Purtroppo, l'ultimo episodio della serie, almeno per ora.


    • Avatar ospiti
      #1
      Ospite ha commentato
      Modifica di un commento
      ..la saga di Ogre...capolavori da collezione

    • Bert
      #2
      Bert ha commentato
      Modifica di un commento
      Bellissimo Magical Chase!

    • Gedeone de Infortunis
      #3
      Gedeone de Infortunis ha commentato
      Modifica di un commento
      Originariamente inviato da Bert
      Bellissimo Magical Chase!

      guarda un pò qua:

      Spoiler:

    • Big_Paul86
      #4
      Big_Paul86 ha commentato
      Modifica di un commento
      Ogre Battle per Snes è tanta roba. Prima o poi lo recensirò. Tra l'altro questo e i capitoli della saga sviluppati da Yasumi Matsudo citano nel titolo e nel gioco le canzoni dei Queen :P
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