Enthusia ebbe un destino infelice: una parte dell’utenza era troppo impegnata a giocare a Gran Turismo 4, uscito appena un mese prima (quando si dice il tempismo…), una parte voleva giocare GT4 quanto prima e la restante parte stava ancora tentando di finire GT3. Questo portò al fallimento commerciale del titolo, fallimento di cui, in fondo, frega relativamente; quello che davvero interessa è com’è il gioco in sé, ed il gioco in sé, magari con qualche scivolone, merita.
Il titolo si presenta davvero bene, con un filmato iniziale insolito e davvero evocativo. Il concept basilare del gioco (sorpresa sorpresa) riprende quello di Gran Turismo: iniziare gareggiando con carrette semoventi, scalare lo scalabile e finire a bordo di un missile con 4 ruote; il succo di tutto questo discorso lo si trova nella “Enthusia Life”, ovvero la carriera, modalità in cui Konami ha cercato di inserire caratteristiche peculiari (più o meno riuscite) per rendere il proprio gioco unico. Innanzitutto diciamo che non esistono patenti da prendere, non esiste un mercato di compravendita delle auto e non esistono pezzi di ricambio né modifiche per le proprie vetture. Delusi?
Si parte con un auto di infima categoria con l’obiettivo è scalare la classifica generale (che ci vede inizialmente in millesima posizione). Ad ogni gara corrisponde una settimana del calendario, con lo scopo finale di raggiungere e mantenere la testa della classifica fino a fine anno.
Le auto non si comprano ma si vincono dopo ogni gara con un sorteggio, mentre per sopperire alla mancanza di modifiche alle vetture (sebbene sia sempre possibile modificarne l’assetto ed altri parametri) è stato introdotto un sistema di Level Up simile a quello dei GdR: guidando sempre la stessa auto in maniera pulita si guadagneranno dei “punti abilità” in grado di far salire l’auto di livello, migliorando potenza, tenuta e peso. Sottolineo “in maniera pulita” perché qui si giunge ad un punto importante di Enthusia: data l’assenza di un qualsiasi sistema di danni, come avranno fatto in Konami a forzare il giocatore a non usare muri ed avversari come respingenti? Semplice, costellando il gioco di infrazioni e penalità. E da qui nascono i punti Enthu; funzionano all’incirca come i Kudos di Project Gotham, con la differenza che vengono ripristinati solo tra una gara e l’altra. Ad ogni infrazione commessa (uscire di pista, urtare un’auto, cozzare sul muro, cantare Pappalardo) i punti Enthu scendono inesorabilmente; se raggiungono lo 0, la gara in corso viene annullata, si viene impossibilitati a gareggiare alla gara successiva, e in pratica si perdono un sacco di posizioni in classifica. L’idea di per sé non sarebbe neanche male, ma è stata realizzata con un po’ troppa cattiveria: d’accordo penalizzare anche una piccola uscita di percorso, ma togliere preziosi punti perfino quando è la CPU a venirci deliberatamente addosso, è un po’ troppo. Per fortuna l’intelligenza artificiale degli altri piloti non è male, anche se di tanto in tanto non si fa molti scrupoli a venire addosso al giocatore (specie durante i sorpassi).
L’azione su pista tende decisamente verso il realismo; il sistema di fisica messo a punto (portato a schermo tramite il Visual Gravity System, che visualizza in ogni istante le forze di gravità che agiscono sull’auto) è credibile e curato anche sull’asfalto bagnato dalla pioggia, sul ghiaccio o sullo sterrato; le varie auto si controllano in maniera diversa, anche se forse alcune tendono troppo al sovrasterzo. I modelli poligonali sono ricreati alla perfezione, a tratti raggiungendo quasi il fotorealismo, sebbene si collochino sempre un gradino sotto i modelli di GT4. I percorsi… ah, direi che sono la parte migliore. Sebbene siano tutti di fantasia (tranne per Tsukuba e Nurburgring) presentano una cura notevole sia sul versante grafico che sonoro. Vedersi circondati da pale eoliche e campi verdi, frenando prima di un curvone mentre gli uccelli si librano in volo da un laghetto, non è molto ordinario. Ed anche le musiche (strano per il genere) sono curate, alternando chitarre elettriche a bassi e violini con risultati molto apprezzabili.
Da menzionare infine la “Driving Revolution”, una modalità (slegata dalla principale) che comprendente un centinaio di esercizi utili a prendere la mano con il gioco ed a sbloccare auto per la Gara Libera (comprendenti circa 250 modelli da tutto il mondo, compresa la DeLorean di “Ritorno al Futuro”).
Jacopo "Ginji" D.