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Il futuro? Party Game

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ID: 245619Il mio approccio verso i videogames è sempre stato diverso rispetto a quello tipico della stragrande maggioranza dei giocatori. La mia collezione di console inizia ad essere cospicua ma sicuramente non è aggiornata. In effetti credo convenga acquistare una console solamente quando è stata messa in commercio quella della generazione successiva. Prezzi più bassi, maggiore scelta di giochi, versioni slim e hardware aggiuntivi perfezionati. Per questa ragione dopo molti anni mi son deciso ad acquistare un vero e proprio feticcio giapponese, una console che è stata ingiustamente sottovalutata ma che è ancora oggi incredibilmente originale nella forma e nel suo corredo videoludico: Gamecube. Facendo tali affermazioni rischio di dire delle banalità. Da sempre la mission della Nintendo è quella di concepire forme di intrattenimento assolutamente innovative e ne abbiamo avuto conferma con la commercializzazione della Wii e del DS. Ma la cosa veramente innovativa è secondo me il successo che queste console stanno avendo, il che vuol dire che i giocatori hanno bisogno di andare oltre i soliti shoot’em up, picchiaduro ecc. Così come avviene in altri settori come la moda e il design, l’innovazione passa talvolta dal recupero di vecchie tendenze che nel nostro caso sono rappresentate dall’ormai abbandonato divertimento di gruppo. A mio avviso l’inizio della golden age dell’intrattenimento elettronico è coinciso con la commercializzazione della playstation, le cui killer application erano giochi di avventura che utilizzavano la ben definita visuale tridimensionale come Tomb Raider e Metal Gear. Esperienze ludiche già di ottimo livello, ma pur sempre giochi che imponevano un divertimento solitario. Ora invece, dopo l’uscita di una miriade di giochi tutti molto simili tra di loro, si è riscoperta la bellezza della modalità cooperativa. La Nintendo Wii ha incentrato la sua campagna pubblicitaria e commerciale su questo aspetto, trovando un notevole riscontro da parte del pubblico. A quanti di noi è capitato di comprare un gioco senza leggere alcuna recensione, senza essere interessati alla qualità tecnica in termini di longevità e bellezza grafica del gioco ma solo perché esso era stato già acquistato da colleghi e amici e consentiva di giocare on line con loro? Alzate la mano. Praticamente le varie Hard-Software House ci stanno vendendo noi stessi. Scusate il gioco di parole, raccapricciante per i puristi della lingua italiana, ma è la verità. Ci stanno vendendo noi stessi. Credo che ora non sia più importante il boss di fine livello da superare dopo infiniti tentativi e vite perse o il record di punti da ostentare ad amici ed avversari, ma sia fondamentale la condivisione con altri di un’ora di svago e di relax. Il software, in questo modo, incide solo indirettamente sul divertimento del giocatore, in quanto, al raggiungimento di tale obiettivo, contribuisce principalmente il giocatore stesso e i suoi cooperatori. In questo modo viene meno l’aspetto alienante dell’intrattenimento elettronico, argomento spesso dibattuto da operatori del settore e genitori, e assume sempre maggiore rilevanza la sua funzione socializzante. Forse arriveremo un giorno ad utilizzare un software che ci permetterà di giocare virtualmente a nascondino o al gioco della campana con persone di altri continenti, chi lo sa. Di sicuro l’obiettivo delle Software House è quello di allargare il mercato alle giocatrici del gentil sesso, le quali, solo in questi ultimi anni si sono avvicinate al mondo dei videogames, grazie anche a titoli ben ideati come Bust A Move. Per queste ragioni credo sia ormai inevitabile una proliferazione di giochi il cui genere viene definito Party Game. Sicuramente ognuno continuerà ad avere i suoi generi preferiti, ma l’importante a mio avviso è non avere una atteggiamento preclusivo ma apprezzare il divertimento sano in tutte le sue forme.

    Gianluca Mazzotta
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