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  • Berzerk

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ID: 250704Quale sceneggiatura più banale per un videogioco di quella che parla di un uomo in lotta contro robot? Solo gli alieni, probabilmente. Eppure non è sempre stato così. Nel 1980, La Stern era una software house alla ricerca del proprio blockbuster pur mancando del talento e del bagaglio tecnologico dei principali protagonisti del mercato. Chissà perché, i più grandi successi nascono puntualmente da coincidenze e alla base di Berzerk vi è un sogno di Alan McNeil, il suo game designer. Morfeo gli tese una storia fatta di uomini e robot in lotta tra loro, placidamente integrata in quel periodo temporale di grandi iniziative soft sci-fi. Dicevamo poco fa che un simile contesto è quanto di più scontato ci si possa attendere da un videogioco, ma non nel 1980 e Berzerk, infatti, è il primo videogioco a proporci una sfida tra uomini e androidi. Nelle intenzioni iniziali di McNeil, questo software doveva avvalersi di una grafica in bianco e nero sia per risparmiare sull’hardware sia per seguire più da vicino la visione onirica di McNeil. Tuttavia, il successo del nuovo standard cromatico, supportato da numerosi capolavori quali Defender e Galaxian, portò la Stern a convincere il suo programmatore a un cambio di design. Ciononostante, il feel restituitoci da Berzerk è riconoscibilissimo: pochissimi colori, imperante predominanza del nero e disegni così lineari da confondersi con vettori. Ma tutto era bellissimo ed eccezionalmente funzionale. Col nostro omino ultra stilizzato ci muoveremo in una sorta di labirinto costituito da un elevatissimo numero di schermate fisse cosparse di linee delineanti muri elettrificati la cui eccessiva prossimità ci condurrà alla perdita di una vita. Per il resto dello schermo nient’altro che un numero variabile di robot da abbattere. La nostra arma consiste in un raggio laser dai colpi infiniti ma non abilitato allo sparo a raffica, incapace di perforare i muri elettrificati ma sufficientemente potente da distruggere gli androidi al primo centro. I robot non brillano minimamente di intelligenza artificiale e li vedremo spesso sparare nella nostra direzione senza curarsi di ciò che hanno di fronte, nemmeno nel caso si trovi un loro simile che verrà conseguentemente disintegrato. Gli androidi si dividono in colori, ognuno con delle proprie caratteristiche e si andrà da quelli che non reagiscono a nessuno stimolo, a quelli capaci di sparare raffiche di colpi ad alta velocità, passando chiaramente tra i necessari intermedi. Un elemento distintivo di Berzerk è il mitico Evil Otto: nella sua disarmante semplicità, una faccina tonda con un sorriso stampato, esso risulta un grande elemento di tensione, indistruttibile, capace di annientarci al minimo contatto dopo averci inseguito per tutto lo schermo col suo andamento rimbalzante. Il suo scopo è quello di evitare che il giocatore indugi troppo in una singola schermata e apparirà ogni qual volta il tempo (non visibile) disponibile per abbattere tutti i robot sarà scaduto, per poi scomparire all’entrata dello schermo successivo.

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    Berzerk è semplice e difficile, estremamente difficile. Nonostante i movimenti abbastanza rapidi del nostro personaggio e quelli molto lenti dei robot, verremo duramente provati dalla difficoltà nel prendere la mira nelle diagonali e dalla velocità dei raggi laser nemici, senza contare l’incalzante inseguimento da parte dell’Evil Otto. Forse è proprio la sua impietosa schematicità a trasformarlo in un gioco perfettamente riuscito e qualsiasi altra aggiunta avrebbe tolto armonia alla sua perversa alchimia. Lo stesso reparto tecnico è fonte di vanto, non soltanto per la già elogiata essenzialità grafica ma per l’avveniristico supporto sonoro di cui era dotato: affianco al classico repertorio di laserate ed esplosioni, il fiore all’occhiello di Berzerk si esplicava in una convincentissima implementazione del parlato digitale, vario e nitidissimo. Se pensiamo a quanto poco sia stato utilizzato fino agli albori degli anni Novanta, possiamo comprendere quale dispendio di risorse tecnologiche la Stern fosse disposta ad affrontare ed a quanto ritenesse fondamentale questo nuovo passo verso la raffinatezza tecnologica. Tecnica a parte, l’utilizzo di questa nuova funzione fu geniale: oltre agli ovvi “catturare l’umanoide” e “l’umanoide non deve sopravvivere”, potevamo venire insultati nel caso abbandonassimo la schermata prima di aver ucciso tutti i nemici con un “Pollo, combatti da vero robot!”, oppure, ciliegina sulla torta, venire richiamati dal coin op in fase di attract mode con un “Rilevate monete nel portafoglio”.

    Vi è, purtroppo, un altro motivo per il quale Berzerk viene ricordato: due videogiocatori, in circostanze diverse, furono colpiti da infarto durante una partita e, tragicamente, morirono. Con immenso rispetto verso queste tristi storie, non ci si può dimenticare con quanta fretta l’opinione pubblica iniziò ad accanirsi contro i giochi elettronici.

    Altre versioni
    Berzerk godette di meravigliose conversioni per le console Atari, soprattutto su 5200 dove poteva persino vantare lo stesso sonoro della versione da sala. Anche il Vectrex poteva sfoggiare la sua versione basata su una semi-irriconoscibile grafica vettoriale. Per quanto riguarda i computer, l’unico eletto fu il Tandy TRS-80 CoCo.

    COMMENTO FINALE


    "Ingiustamente messo da parte dall'immaginario collettivo del giocatore moderno, Berzerk rappresenta ancora oggi un valido esempio di giocabilità ed atmosfera. La sua essenzialità tecnica e strutturale sembra talmente ricercata da sdoganarsi dei limiti hardware tipici della sua era ed infonde a questo titolo i connotati di un gioco maturo e completo. Primo ad utilizzare massicciamente il parlato digitalizzato, è assolutamente da provare."


    Gianluca "musehead" Santilio




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    • Cthulhu
      #1
      Cthulhu ha commentato
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      Mitico Berzerk, merita di essere ricordato nei secoli dei secoli...

    • daryuss
      #2
      daryuss ha commentato
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      Berzerk Commodore 64 © 2010 Element 114 - YouTube

      Il link che ho postato sopra è la conversione mancata negli anni 80 di Berzerk par C=64 programmata nel 2009 da Martin Piper, chiamata "Berzerk Redux". La cosa che colpisce di più è il parlato quasi fedele al suo rispettivo coin-op, che non sembra neanche prodotto dal chip sonoro del C=64 (se l'avessero convertito così nel lontano 1983 sarebbe stato un overdose per gli amatori arcade!). La curiosità è stata tanta che con il cavo parallelo X1541 ho ridumpato la rom.d64 in disco flessibile per caricarlo con il vero C=64 (soprattutto per assicurarmi che il parlato poteva essere riprodotto dal SID 6581 reale e non era semplicemente frutto dell'espansione dell'emulatore CCS64 per PC!). Non pensavo proprio che ci fossero anche gli abili programmatori "nostalgici"!

      N.B. Conversione mancata nel senso che ne fecero una per il medesimo C=64 nell'86, ma non a questo livello!

    • musehead
      #3
      musehead ha commentato
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      Originariamente inviato da daryuss
      Berzerk Commodore 64 © 2010 Element 114 - YouTube

      Il link che ho postato sopra è la conversione mancata negli anni 80 di Berzerk par C=64 programmata nel 2009 da Martin Piper, chiamata "Berzerk Redux". La cosa che colpisce di più è il parlato quasi fedele al suo rispettivo coin-op, che non sembra neanche prodotto dal chip sonoro del C=64 (se l'avessero convertito così nel lontano 1983 sarebbe stato un overdose per gli amatori arcade!). La curiosità è stata tanta che con il cavo parallelo X1541 ho ridumpato la rom.d64 in disco flessibile per caricarlo con il vero C=64 (soprattutto per assicurarmi che il parlato poteva essere riprodotto dal SID 6581 reale e non era semplicemente frutto dell'espansione dell'emulatore CCS64 per PC!). Non pensavo proprio che ci fossero anche gli abili programmatori "nostalgici"!

      N.B. Conversione mancata nel senso che ne fecero una per il medesimo C=64 nell'86, ma non a questo livello!
      Impressionante! Tutto con sprites in alta definizione fa un figurone.
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