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Lost Companies: US Games

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  • Lost Companies: US Games

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ID: 241485Quando un mercato comincia ad espandersi oltre certi limiti, quando gli zeri dei possibili introiti aumentano, nella mischia dei partecipanti si comincia a trovare di tutto. In tempi moderni, abbiamo assistito all'interesse di registi, attori e cantanti che hanno offerto le loro prestazioni per guadagnarsi una presenza in quest'universo in pieno fermento, e spesso anche gruppi estranei a qualsiasi tipo di arte, come Pepsi, Smarties o Marc Ecko, hanno provato a finanziare lo sviluppo di alcuni videogiochi.

    Nel 1982, anno di debutto della U.S. Games, il VCS dominava incontrastato la scena videoludica e della crisi in agguato non si aveva alcun sentore. Su Atari usciva di tutto, di autorizzato e non, e il VCS rendeva golose anche le console rivali che pensarono addirittura di inventarsi accessori in grado di far partire i suoi titoli. Non c'era da sorprendersi, quindi, se il colosso del cibo Quaker Oats decise di creare una software-house: la U.S. Games non vantava il nome più originale di sempre, ma identificava a meraviglia l'anima generalista del progetto.

    L'obiettivo del nuovo sviluppatore era quello di insinuarsi all'interno del mercato seguendo la corrente principale, pianificando uscite che ricalcassero i gusti della gente, sfornando la bellezza di quattordici titoli in un solo anno. E basta. Già, comprensibilmente, dopo essere stata falciata a più riprese dalla critica, si defilò dal panorama videogiochistico con un laconico “nessuno dei nostri giochi è stato un successo, quindi ci ritiriamo”. Conclusione ineccepibile. Ma hanno fatto davvero così male? Sì e no.

    Diciamo pure che nel carnet delle offerte U.S. Games mancano i capolavori, tuttavia non sono mancate nemmeno un paio di parentesi apprezzabili. Folta la schiera dei titoli anonimi, mentre si segnalano alcuni validi esponenti del mai troppo apprezzato genere trash. Partiamo da questi ultimi.

    Gopher è davvero idiota. Siamo tutti d'accordo sul fatto che il casual gaming sia sempre esistito, ma questo titolo ci assicura che la qualità era bassa già agli albori. In Gopher siete un contadino che si muove a destra e sinistra sullo schermo, con una pala in mano. Poco più sotto c'è uno scoiattolo che schizza freneticamente sotto il terreno tentando di rubarci le tre carote da noi coltivate. Il nostro ruolo? Fare da guardia e prendere l'animaletto a badilate non appena mette la testa fuori dai suoi tunnel. Divertimento zero.
    Word Zapper prova ad abbinare educational games e shooters con un connubio di pessima qualità. Noi controlliamo un'astronave che, non si sa per quali balordi motivi, deve colpire delle lettere in cima all'area di gioco, posizionate su una sorta di ipotetico nastro che le fa scorrere incessantemente. L'obiettivo del giocatore è quello di comporre un determinato numero di parole senza perdere vita a causa dei vari nemici che pullulano negli strati sottostanti. Noioso ed insensato.
    Ma il meglio, anzi, il peggio, era assolutamente Sneak'n'Peak, una simulazione di “nascondino” terrificante. Immaginate una casa con pochissime stanze, UNA porta che vi conduce in un posto diverso ogni volta che la oltrepassate (sempre la stessa) ed il compito di trovare l'altro giocatore che si è nascosto. Un'idea poverissima implementata con soluzioni al limite della demenza. Un must!

    La qualità media dei giochi U.S. Games, tuttavia, è appunto... media. O anonima, se preferite. Prendete Name This Game, un fixed shooter giunto proprio verso la conclusione dell'avventura videoludica della software house: erano in una crisi creativa talmente profonda che decisero di affidare al pubblico la scelta del titolo del gioco, improvvisando un concorso a premi mai concluso a causa del loro fallimento.
    E che dire di Space Jockey, uno sparatutto a scorrimento orizzontale straordinariamente monotono? Su e giù all'infinito, sparando un colpo ed evitandone un altro, estremizzazione concettuale di una meccanica letalmente noiosa senza variazioni sul comportamento dei nemici e la conformazione dei livelli.
    Eggomania strizza l'occhio a Breakout e lo fa discretamente bene: bisogna raccogliere delle uova che piovono dal deretano di una gallina in alto nello schermo per poi sparargliele contro. Nulla di eccezionale, anche questo monotono, ma l'idea è simpatica e la realizzazione tutto sommato divertente.
    Abbastanza buoni i due pseudocloni di Atlantis, Commando Raid e M.A.D.; nel primo controlliamo una torretta su un campo attaccato da un sacco di nemici, paracadutisti, aerei, elicotteri e persino bombe che dovremo tempestivamente distruggere. E' un concept sempre valido che in M.A.D. si avvale anche di un'interessante variante a due giocatori che possono prendere il controllo di due armi diverse.
    Dimenticabile è Piece o' Cake, dove bisognerà comporre delle torte lanciando su dei piatti in movimento gli ingredienti. Anche questo titolo mostra limiti evidenti, la sua semplicità è disarmante e basteranno pochi secondi per vedere tutto quello che serve.
    Entombed è originale: il gameplay è elementare anche in questa occasione, ma la difficoltà di gioco è elevata. Il compito del giocatore sarà quello di trovare l'uscita di alcune tombe labirintiche che ha profanato, facendo molta attenzione alla cospicua quantità di non-morti sul suo cammino. Lo schermo scorre ad una certa velocità e sarà necessario muoversi in fretta per esplorare i tunnel ed evitare eventuali vicoli ciechi.

    Qual è il miglior titolo della breve storia della U.S. Games? Probabilmente Towering Inferno. Qui ci tocca impersonare dei pompieri alle prese con dei palazzi in fiamme e l'impostazione ricorda molto da vicino Centipede. Non vi sono nemici ma soltanto fiamme che andranno estinte con celerità, dato che al posto del tempo c'è un indicatore che segna il numero di superstiti. Non potremo salvarli direttamente e l'unica via per aiutarli sarà di spegnere l'incendio in fretta. Insolito e divertente, forse ha ricevuto meno gloria di quanto meritasse.

    Tutta qui l'esistenza della U.S. Games. Inutile? Forse no, forse potrebbe servire da monito a chi, come alcuni superbig del presente, decide di svendere creatività e qualità in favore della tendenza della massa.

    VIDEORUBRICA
    Gianluca "musehead" Santilio

    • Robbey
      #1
      Robbey ha commentato
      Modifica di un commento
      Ne sentii parlare di Towering Inferno, ma non lo provai mai, giochi come quello in cui gestire le fiamme impersonando dei pompieri non ce ne erano

    • AlextheLioNet
      #2
      AlextheLioNet ha commentato
      Modifica di un commento
      Originariamente inviato da Robbey
      ... giochi come quello in cui gestire le fiamme impersonando dei pompieri non ce ne erano

      Fino a Burning Rangers su Saturn:


    • Robbey
      #3
      Robbey ha commentato
      Modifica di un commento
      Già, Burning rangers

    • musehead
      #4
      musehead ha commentato
      Modifica di un commento
      Beh, Burning Rangers era decisamente fantascientifico come gioco sui pompieri, mentre The Firemen per SNES era un pelino più tradizionale. Successivamente ne sono usciti diversi del genere...

    • Avatar ospiti
      #5
      Ospite ha commentato
      Modifica di un commento
      Originariamente inviato da musehead
      Beh, Burning Rangers era decisamente fantascientifico come gioco sui pompieri, mentre The Firemen per SNES era un pelino più tradizionale. Successivamente ne sono usciti diversi del genere...
      quoto. E così è nato un genere...
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