La riflessione di fondo riguarda gli aspetti sensoriali - tattili, olfattivi, visivi - e le esperienze di gioco che ci fanno preferire una console ad un'altra. Già, perchè in fondo il bello di questi scatolotti sta anche in questo, in tutto ciò che trascende il gioco stesso e ne condiziona in qualche modo il gusto. Le console hanno confezioni accattivanti, caciarone o stilose, imballi curati con precisione millimetrica (impossibile ricomporre console joypad alimentatore e polistirolo una volta aperto "lo scatolo", come scrivono in tanti su eBay), forme e colori e spigoli che come un Ferrero Rocher ne proteggono il cuore pulsante, e ne tratteggiano la personalità. Il disegno elementare ed accessibile del NES, le forme arrotondate del Super Famicom, la compattezza furbetta e Pierina del PCEngine, la solidità ed il peso del Dreamcast e dell'Xbox, la plasticosità del Saturn e l'arroganza occidentale di Jaguar e 3DO... insomma, chi ama le console probabilmente sente appagati i sensi più elementari e fanciulleschi, apprezzando il profumo del polistirolo, la geometrica qualità del packaging ed il led "power" che con la sua lucina soffusa ci terrà compagnia durante le interminabili sessioni di gioco. Il PC regala sensazioni diverse, che pur concedendo qualcosa al modding sembrano concentrate sul software, e più hardcore nel senso nobile del termine. Il Wii si inserisce bene in questa premessa, proprio perchè il prodotto è una sintesi perfetta di accessibilità, stile ed originalità. Il Wii ha caratteristiche tali da renderlo facilmente vendibile, e questo piace terribilmente. La confezione è di per se stessa un esercizio di stile, con quei toni grigi ed azzurri su sfondo candidamente bianco che preludono ad un'esperienza più rilassante, e family oriented. La console, con il piedistallo diagonale, ispira idee di purezza, di trasparenza, e di affidabile silenziosità: lo slot pulsante ed illuminato fa pensare a qualcosa di vivo, ad un amico quasi, che gioca con noi e sul quale anche i non-giocatori possono fare sicuro affidamento. Il sistema di controllo, infine, ribadisce l'intenzione di confezionare un prodotto istintivamente accessibile a tutti, quasi animalesco e primordiale nel suo funzionamento, ed esso stesso è sufficiente a portare una ventata di aria fresca ad un hardware che, in gran parte, risale al lontano 2001. Per queste considerazioni non si può pensare al Wii come ad un sistema di "bassa qualità", nel senso che - perlomeno in ambito console - sono troppi gli aspetti riusciti e le cose che a Kyoto hanno fatto bene, a cominciare dal posizionamento di mercato in una fascia "alternativa" ed allo stesso tempo amplissima, quale quella dei casual gamer. Il valore della console è davvero maggiore della somma delle sue caratteristiche, considerate singolarmente: è l'insieme che funziona, la coerenza degli elementi ed un marketing fiducioso nel prodotto alle spalle. Nulla però vieta di pensare che, in un mondo ideale, al Wii come lo conosciamo potesse essere abbinato un hardware più potente ed al passo con i tempi: probabilmente gli ultimi insuccessi commerciali Nintendo (N64 e GC) non permettevano di mettere troppa carne al fuoco, si è scommesso di puntare tutto sul Wiimote, ed è andata bene. Personalmente, pur non avendo mai attribuito un valore fondamentale alla grafica dei videogiochi, mi sono lasciato conquistare dal 360, dal Live e dallo spettacolo che OGNI gioco, anche il meno riuscito, può offrire su una TV HD Ready. Nei miei confronti si può quindi sostenere che la bassa qualità della resa grafica abbia in qualche modo raffreddato gli entusiasmi (al di là di Zelda, Wii Sports, Mario Party a favore di qualcosa di più "next gen" e visivamente più coinvolgente. La prossima sfida Nintendo, come scritto su EDGE, sembra quindi essere quella di riconquistare i sostenitori di vecchia scuola (dopo tutto in tanti preferirono lo SNES al Megadrive per la sua miglior resa grafica), affiancando all'originalità dei contenuti un hardware bello pompato e capace di ricreare mondi (Origin: we create worlds) che sembrino vivi ed infiniti, nel buio delle nostre camerette.