Domenica 17 luglio 1994

Al Rose Bowl di Pasadena la partita sta per iniziare.
I giocatori sono schierati ognuno nella propria parte di campo, muscoli e maglie gialle contro muscoli e maglie azzurre. Romario ha un piede sul pallone.
L'arbitro fischia.
Con un boato della folla seduta sugli spalti, la finale di Coppa del Mondo fra Italia e Brasile inizia.
Seduti più in su, molto più in su, due personaggi stanno guardando la stessa partita. È strano pensarlo, ma una gara di quell'importanza arriva veramente dappertutto."Vinceremo noi" dice Enzo Ferrari, aggiustandosi gli occhiali scuri."Macché, vinceremo noi, alla grande!" risponde Ayrton Senna, girandosi al contrario il berrettino per vedere meglio. Si guardano con un sorriso, ognuno convinto delle proprie parole.
Si ha un bell'essere puri spiriti, gente come quella, in gara da quando è nata, in realtà non smette mai di esserci, anche quando noi non li vediamo più.Cosi, ognuno senza farsi vedere dall'altro, un po' di suo ce lo mette. Un soffio, e la palla di Massaro finisce dritta in bocca a Taffarel. Un soffio, e la palla sfuggita a Pagliuca rimbalza contro il palo e in rete non ci va. Allo stesso modo il tiro di Baggio vola al cielo e la deviazione di Romario finisce al piano di sotto. Tutto questo è loro possibile perché già erano magici da vivi, figuriamoci da morti.
E cosi si arriva ai rigori.
Tutto il mondo sta col fiato sospeso. La folla seduta sugli spalti non parla, i due seduti più in alto si."E adesso me la voglio proprio levare la soddisfazione di vedere vincere l'Italia!"
Enzo si accomoda meglio sulla sua nuvola. Ayrton io guarda e nei suoi occhi passa un lampo strano, fosse è il riflesso del sole, che cosi in alto è molto più lucido."Però nella tua vita, di soddisfazioni te ne sei tolte un sacco..."."Che c'entra, pure tu!".
Lo sguardo di Enzo è fisso su Baresi che si avvicina al dischetto col pallone."Beh, a parte il fatto che io non ho mai guidato una Ferrari e tu l'hai creata, poi...".La voce di Ayrton è quasi un soffio."Tu sei morto a novanta anni, io a trentaquattro".
Enzo Ferrari si gira verso il pilota, sfila gli occhiali scuri e i due si guardano negli occhi. Poi, con un sospiro, proprio mentre Baresi parte per la sua rincorsa, gira la testa dall'altra parte.
E il resto è storia.



Giorgio Faletti