JOLLY BLUE la sala giochi
JOLLY BLUE piena di giochi
JOLLY BLUE la sala giochi
che per noi era non so cosa forse una seconda casa
JOLLY BLUE la sala giochi
JOLLY BLUE piena di giochi
JOLLY BLUE la sala giochi
si ma forse in fondo in fondo era tutto il nostro mondo


Max Pezzali e Mauro Repetto lo cantavano nel 1992 e, almeno per quanto mi riguarda, era verissimo. Secondo me, la sala giochi per i videogame era il corrispettivo videoludico del cinema per i film.

Dato che vivo in una piccola città universitaria, non c'è da stupirsi per l'"antico" proliferare di sale giochi e pub (questi ultimi ci sono ancora). Nella seconda metà degli anni '80 e per tutti i mitici anni '90 le games room di Pisa sono sempre state frequentatissime. Luoghi fumosi, rumorosi, caotici... punti di riferimento per studenti delle scuole medie, liceali, universitari. Posti dove darsi appuntamento con gli amici per giocare a biliardo e biliardino, farsi un doppio a qualche sparatutto o beat 'em up a scorrimento, sfidarsi a qualche picchiaduro, affrontare da soli qualche arcigno coin-op (Flying Shark, P-47, Alpha Mission II...) per vedere se si riusciva ad andare oltre un certo livello o comunque a far durare il gettone.

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Una seconda casa? Vabbeh... non esageriamo! Eppure ne ho trascorso parecchio di tempo in sala giochi e non solo a Pisa, ma anche nei dintorni, in vacanze e gitarelle fuori porta. In città il "va-mpo-nsala" era una routine, un leitmotiv di gruppo o in solitario secondo le occasioni... tanti ricordi, con i migliori legati a partite con gli amici: in due a Bubble Bobble, Twin Cobra, Raiden, Final Fight, Vendetta, Alien vs. Predator, The Punisher, Prehistoric Isle, Last Resort, Ghost Pilot, Out Zone, Air Busters, Detana! Twinbee, Lightning Fighters, Ashura Blasters... e poi Fatal Fury 2, Samurai Shodown, Art of Fighting 2, King of Fighters 96-98-99... i match di gruppo a Virtua Racing (cab. da 8 postazioni -in trasferta-), Daytona (4 pst.), Ninja Turtles (4 pls.), Dungeons & Dragons: Tower of Doom (4 pls.).

Ma la sala giochi era anche il posto dove ti svagavi, ti dimenticavi di quei pensieri che ora ti sembrano futili ma che allora ti preoccupavano eccome, ti sfogavi e scaricavi le tensioni della giornata. Mettevi il gettone, ascoltavi il peculiare effetto sonoro ed entravi in una delle tante piccole Wolderland. Il gettone era la chiave per l'equivalente videoludico della porticina di Alice...

Curioso come quello della sala giochi sia stato un imprinting, un... "modus videoludendi" rimasto sotto pelle che mi ha fatto inseguire il mito del coin-op a casa o, per lo meno, del titolo arcade-style e soprattutto "arcade-quality". Ovviamente non ho giocato solo ed esclusivamente conversioni da coin-op e titoli dalla decisa impostazione arcade, ma va detto che la predilezione verso l'immediatezza e la semplicità è rimasta intatta e costante. Per quanto mi riguarda, infatti, Alice entra subito il Wondeland e non si adatta a fare anticamera... alla fine anche questo è il retaggio di anni di sala giochi...