Ogni videogiocatore di lungo corso può testimoniare come la serializzazione sia stata una presenza costante nel settore dell'intrattenimento elettronico. Chiunque abbia vissuto una significativa parte della storia dei "giochi elettronici", infatti, ha considerato tendenzialmente "naturale" lo sviluppo di seguiti e "fisiologico" che il medium videoludico sia stato a grandi linee "tipicamente" serializzabile.


Che il settore dell'entertainment sia "propenso" alla serializzazione è un annoso dato di fatto, visto che, inevitabilmente, i videogiochi sono in linea di massima sottoposti ad un fondamentale concetto portante:

- "squadra che vince non si cambia";
- "se non è rotto, perchè aggiustarlo" e
- "bisogna battere il ferro finchè è caldo".


Questi tre aforismi si traducono spessissimo in un risultato: il seguito / ennesima stagione di un gioco / film / serie TV di successo. I produttori, infatti, ragionano un po' come i pescatori: se in quel dato punto del laghetto inizi a tirar su un pesce dopo l'altro, non è il caso di spostarsi finchè dura la pacchia. Il problema, però, è che non di rado la mentalità dei finanziatori inizia a fossilizzarsi, finchè diviene abbastanza ottusa da somigliare a quella dei giocatori d'azzardo incalliti che raddoppiano la posta per recuperare quanto hanno gia perso... e ci rimettono ancora di più.

In ogni modo, il paragone tra videogiochi e film / serie TV di successo non aiuta poi molto dal momento che si tendano a considerare i titoli più datati. I vg del passato, infatti, sono stati "storicamente" più "propensi" alla serializzazione rispetto ad altre forme di intrattenimento. Qual è stato il motivo di questa inclinazione al seguito così connaturata ai giochi elettronici?

Una delle ragioni della serializzazione videoludica è certamente legata al progressivo sviluppo dell'hardware. Più memoria, più colori, più definizione, più sprite... "more of the same", ovvero si perfeziona una struttura già baciata dal successo e si sfruttano le eventuali nuove possibilità offerte dal sistema di riferimento, nonché i fondi più consistenti messi in campo dal publisher. Ai videogiocatori: vi è piaciuto il pesce? bene... bis con doppia razione!
Un'altro motivo è viceversa legato alla maggiore semplicità dei videogiochi più datati. Bene o male i titoli storici si basavano su un numero abbastanza ridotto di "ingredienti base" che potevano essere (ri)combinati in una soddisfacente rosa di diverse configurazioni.
In effetti non capitava di rado che il capostipite di una serie servisse a mettere il piede nella porta, mentre il tracotante seguito la spalancava trionfalmente con una spallata.


Quanti seguiti di successo avete giocato? Presumibilmente un buon numero. Ma oggi che succede? Il giocattolo si è rotto e la serializzazione tende ad essere meno tollerata. Perchè?


- l'offerta videoludica è aumentata a dismisura (rischio saturazione ?) e si è ampiamente stratificata e differenziata con l'ovvio risultato di rivolgersi ad un pubblico estremamente eterogeneo che varia dal consumatore più "easy" al gamer più attento ed esigente;

- i videogiochi odierni sono in linea di massima notevolmente più complessi degli "antenati", con gli "ingredienti da mescolare" che, di conseguenza, si sono moltiplicati quasi esponenzialmente, rendendo peraltro più selettivo lo sviluppo di determinati generi, appannaggio di team e publisher caratterizzati da rilevante know-how tecnico e notevoli budget;

- la componente narrativa è molto più importante rispetto a quanto non lo fosse nel passato e non si limita alle sole avventure grafiche, ma coinvolge significativamente, ad esempio, anche action-adventure, action-RPG e first/third-person shooter. Uno degli "effetti collaterali" di questa cinematografizzazione del medium videoludico è senz'altro un progressivo ridursi della tolleranza dei confronti della serializzazione che tende ad essere avvertita come svilente in modo non dissimile da quanto accade in riferimento ai film.


Cosa ne pensate?