Domanda apparentemente sciocca: quanto costa un gioco gratuito? Teoricamente nulla, è gratuito, lo dice la parola stessa! Ma se lo stesso gioco prevede la possibilità di acquistare crediti o oggetti virtuali, quanto può costare alla fine? Silenzio...
Non è possibile infatti sapere, a priori, quanto di potrebbe spendere per un gioco free-to-play, non è possibile perchè (in teoria) spesso la meccanica di questa tipologia di giochi esorta a continuare a spendere il più possibile, per poter continuare a giocare.
L'identikit di questo tipo di giochi è presto fatto: si tratta di giochi che non hanno una trama (seppure vaga), non hanno un inizio o una fine, sono altamente ripetitivi, non hanno diversi livelli di difficoltà, e prevedono spesso due tipologie diverse di bonus all'interno del gioco: la prima tipologia si può guadagnare giocando il gioco stesso, ed è spendibile per acquistare oggetti o potenziamenti (a volte parecchio "cari") utili a proseguire nel gioco. L'altro tipo di valuta, molto più rara e preziosa, è talvolta ottenibile come bonus all'interno del gioco, ma più spesso la si deve acquistare con denaro reale! Inutile rimarcare il fatto che la seconda "valuta" sia molto più utile della prima, e che spesso senza acquistare potenziamenti sia molto difficile proseguire nel gioco! Questo perchè il livello di difficoltà pende pericolosamente verso l'alto: nulla di nuovo, del resto in sala giochi accadeva qualcosa di simile: i videogiochi dovevano infatti avere un livello di difficoltà alto, per permettere ai proprietari dei cabinati di guadagnare il più possibile! Se infatti tutti fossero stati in grado di terminare un gioco con un solo gettone, il guadagno per chi gestiva la sala sarebbe stato troppo esiguo. A tal proposito non mancava chi settava la difficoltà ben al di sopra dello standard (ad esempio negli arcade Neo Geo ci sono 8 livelli di difficoltà, ed in teoria quello consigliato dovrebbe essere il quarto, detto anche MVS). In seguito l'arrivo delle console domestiche ha cambiato molto questa filosofia del pay-to-play: non si trattava più di pagare per ogni sessione di gioco, ma di fatto si acquistava la possibilità di pagare una volta per tutte, senza avere l'ansia di dover giocare bene a tutti i costi, non dovendo inserire un nuovo gettone dopo aver consumato le fatidiche 3 (o meno) vite! Cominciava così a nascere un tipo di gioco più riflessivo, per certi versi meno impulsivo, e soprattutto a più ampio respiro (in particolar modo con l'arrivo di console più potenti e soprattutto la possibilità di effettuare i salvataggi).

Timeo Danaos et Dona Ferentes...
Glissiamo su ciò che è avvenuto durante un paio di decadi in ambito console e pc, e soffermiamoci invece sugli ultimi 5 anni: la modalità free-to-play era già presente in molti browser game, nei quali si poteva (e si può) cominciare a giocare gratuitamente, ma ben presto ci si accorgeva che era necessario pagare per poter competere con gli altri giocatori (per vari motivi: sia perchè essi disponevano di qualche vantaggio derivante dall'aver pagato per qualche potenziamento, sia perchè molti giocatori di fatto passavano l'intera giornata e nottata a giocare). Il pagamento poteva avvenire sia attraverso un abbonamento mensile, sia (molto più spesso) attraverso micro-pagamenti (che potevano diventare macro, in molti casi). Nel secondo caso, l'escalation del denaro speso per stare dietro agli avversari poteva essere inimmaginabile! A prima vista si trattava di qualcosa già visto ai tempi degli arcade: in realtà non era proprio così, visto che a differenza degli arcade nei browser game non è prevista una fine, il gioco può andare avanti PER SEMPRE, o finchè non ci si stufa, ovviamente! Ed in genere quando si abbandona il gioco ci si accorge di aver speso parecchi soldi e di essere rimasti con un pugno di mosche, nel vero senso della parola! Ovviamente ciò vale ancora di più con i moderni 'social games' su Facebook, come Farmville di Zynga, o anche The Sims di EA! Le insidie del free-to.play: sai quando cominci, ma non sai quando finirai, e soprattutto quanto spenderai! Sul lato economico mi è capitato infatti di leggere su un forum il post di una persona che si lamentava di aver perso il salvataggio di un gioco (Dead Trigger), a causa di un bug nell'ultimo aggiornamento. Fin qui nulla di male, fosse stato un gioco normale avrebbe perso solo qualche ora di gioco: purtroppo, essendo un gioco free-to-play aveva perso anche 50 dollari che aveva 'investito' nel gioco, acquistando 'lingotti d'oro virtuali' per acquistare potenziamenti ed armi. Presumibilmente Madfinger Games, che ha realizzato questo gioco, dovrebbe essere in grado di fare qualcosa in proposito, ma nessuno garantisce nulla. Se avete mai letto il libretto di qualsiasi videogame, avrete notato che il software viene sempre venduto 'as is', ovvero nello stato in cui si trova, fosse anche pieno di bug ed inutilizzabile! Nessuna garanzia, nula di nulla! Ovviamente ai tempi delle cartucce, dei cd, dei dvd, insomma dei supporti fisici c'era un tacito compromesso sul fatto che i giochi contenessero i minor bug possibili, anche perchè sostituire tutti i supporti fisici poteva voler dire più o meno 'bancarotta'! Con l'arrivo del digital delivery la gestione dei bug è piuttosto diversa: non meno problematica, ma comunque diversa! I bug possono presentarsi in qualsiasi punto del gioco, e se il gioco stesso non è stato abbastanza testato, è quasi sicuro che ciò porterà ad un grosso problema...nel caso di un gioco classico, come già detto, il rischio è di perdere qualche ora di gioco, ma in genere non si rischia di perdere l'investimento iniziale. Nel caso invece di un gioco free-to-play le cose diventano molto più complicate: c'è infatti il rischio che nessuno rimborsi i soldi spesi fino a quel momento...
Ma c'è di peggio: se infatti al giorno d'oggi tutti gli acquisti fatti con il digital delivery sono comunque 'sicuri', nel senso che anche se si cancellano i giochi dal sistema poi è quasi sempre possibile ripristinarli (a parte alcune grandi eccezioni, come Fifa e Pes su Android, di cui non è possibile reinstallare le vecchie versioni, una volta cancellate!), nel caso dei free-to-play non è possibile usufruire dei crediti acquistati, nè ripristinare i crediti su altri dispositivi con il proprio account. Come dire, un investimento a fondo perduto, che come è noto è forse il peggiore tipo di investimento possibile (a parte i bond argentini, ovviamente)!

Considerazioni finali: se li conosci, li eviti
Ricapitolando: i giochi free-to-play sono stati pensati alla fonte per NON AVERE UN FINALE, spesso non hanno trama nè consistenza, puntano a spremere il più possibile i giocatori inducendoli a spendere per ottenere potenziamenti per fare fronte ad un livello di difficoltà spesso sovrumano, rendendo l'esperienza di gioco frustrante ed alla lunga molto, molto ripetitiva! Rispetto agli arcade, in cui la difficoltà era spesso alta (spesso ostica, se non quasi impossibile), i giochi free-to-play alla lunga dunque non sono nemmeno divertenti, perchè ripetitivi e seccanti (per le continue richieste di denaro al giocatore: in confronto certi questuanti sono molto più ragionevoli e pacati di questa tipologia di giochi!). Non c'è nulla da fare, i migliori giochi si pagano prima, non importa se tanto o poco, ma hanno un prezzo di acquisto! Non esiste gioco free-to-play che vi farà esclamare la parola 'capolavoro', non esiste gioco veramente free! Se un gioco viene offerto gratuitamente occorre sempre chiedersi 'perchè'! Del resto i genitori non insegnano a non accettare le caramelle dagli sconosciuti?

E per finire una vignetta tratta da Penny Arcade, inerente al modello free-to-play:
Videogaming-related online strip by Mike Krahulik and Jerry Holkins. Includes news and commentary.