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Che sia bello o brutto o anche solo passabile, puntualmente, ogni Tomb Raider l'ho sempre giocato sino a portarlo a termine, magari anche solo dopo averli abbandonati e poi successivamente ripresi. La difficoltà nel saltare nel momento giusto, nel posto giusto nella direzione giusta, si sostituiva alla difficoltà nel sapere dove saltare e si girava nella mappa come Corrieri che cercano una via inesistente.
Lara Croft è un personaggio che mi ha sempre affascinato, sino alla sua apparizione in cui portava con nobile portamento, i suoi seni piramidali.
Una donna che riesce a nascondere la sua femminilità in gesti e imprese tipicamente maschili, riuscendo laddove la sua icona inspiratoria:" Indiana Jones" non si è mai addentrata.
Erede spirituale e tridimensionale di Prince o Persia, questa serie si è arricchita recentemente con un ultimo capitolo che sta ricevendo consensi e opinioni positive da ogni angolo del pianeta.
Il reboot di Tomb Raider non si può nascondere che sia un titolo riuscitissimo, la serie è stata spolverata e rinnovata con meccaniche moderne ricevendo quella innovazione da Tripla A che dovrebbero possedere ogni game venduto sopra i 50 euro. Grafica validissima, sonoro appagante, giocabilità accattivante dovrebbero essere motivazioni valide per aprire il portafoglio e rendere omaggio a Lara.
Ma le maggiori testate del settore non si sono certo osate nel puntare il dito verso il difetto maggiore che possiede questo "gioco caldo", ovvero che non è un Reboot di Tomb Raider, ma un'adattamento verso gli utenti diversamente abili.
Non vuole essere un insulto verso il giocatore medio che si scoraggia se muore inciampando alla prima piattaforma, ma una critica mossa agli ideatori del gioco che hanno trasformato l'umana Lara Croft con i suoi limiti e i suoi tempi, in una super-eroina armata e immortale.
Senza contare che, in questo capitolo, è diventata da poco maggiorenne.
Salti automatizzati, scalate sicure e un tasto per stabilizzare quei pochi momenti di incertezza rendono facile anche a chi gioca senza un monitor, raggiungere il completamento del gioco. Se si ha il coraggio di cadere e morire, un checkpoint vicinissimo alla nostra dipartita permetterà di continuare la nostra avventura nel parco giochi dei bimbi; dove l'ingresso è aperto a tutti, il sentiero è sempre segnalato per non perdersi e la coordinazione occhio/mano è opzionale per arrivare al traguardo.
Fermo restando che Tomb Raider rimane un ottimo gioco, molto vicino al film interattivo, dove quel poco di free-roaming arbitra il passaggio tra un livello e l'altro, contenendo bonus e Segret che servono per sbloccare livelli in game o contenuti multimediali extra. (come se potessero dare valore aggiunto alla giocabilità).
Non mi resta che augurare un bentornato a Lara Croft anche se, quasi quasi, la preferivo quando aveva le tette a piramide...