Ci sono domande nella vita che ci tormentano in continuazione e a cui è urgente dare una risposta: una di queste è "Dio esiste?", seguita a ruota da "come mai nessuno parla di Gumshoe?". Mi è capitato spesso, nelle mie scorribande in rete, di imbattermi in numerose Top 100 dei migliori giochi per NES e di trovare citato l'immeritatamente famoso Duck Hunt. D'accordo, un gioco in cui si spara a delle anatre innocenti non ha nulla per piacere ad un vegetariano e animalista quale sono, però come si può negare che a livello di gameplay sia un titolo alquanto povero e ripetitivo?
Gumshoe invece, approdato sui lidi europei nel 1988, ci offre motivi molto più validi per tenere in mano la nostra Zapper e premere a raffica il grilletto, eppure non sembra essere ricordato con lo stesso affetto, nemmeno nei siti, nelle pagine Facebook e nei forum dedicati al retrogaming. Intanto c'è una trama, il che non guasta mai, e per una volta non ci sono di mezzo principesse: impersoniamo infatti un detective dal nome di Stevenson a cui un cattivone chiamato King Dom (seriously???) ha rapito la figlia Jennifer. Ma soprattutto, l'azione è molto più varia e stimolante che in Duck Hunt (non che ci voglia molto...). Di fatto siamo di fronte ad un platformer a scorrimento automatico dove, anziché ricorrere al controller, puntiamo la Zapper contro il nostro Stevenson (quindi... a noi stessi?) per farlo saltare da una piattaforma all'altra nonché per fargli evitare gli ostacoli che gli si parano dinanzi, ma anche contro i nostri nemici per farli fuori (cela va sans dire). Sistema originale anche se non esente da imperfezioni, in quanto non di rado, nel tentativo di sparare ad un nemico, ci troviamo invece involontariamente a saltare, andando così incontro a morte certa, spesso incarnata in quei maledetti blocchi a forma di teschio, piazzati sapientemente e non senza una punta di sadismo. Non mancano insomma momenti di frustrazione, ma per fortuna non rovinano il divertimento.
Nostro obiettivo è recuperare cinque diamanti: quattro vengono raccolti alla fine di ciascun livello, mentre l'ultimo lo si ottiene sconfiggendo Zulie, l'unico vero boss del gioco, che se l'è ingoiato per impedirci di entrarne in possesso. Vale la pena notare che, a questo stadio, Stevenson avrà finalmente in mano una pistola, sulla quale però non avremo alcun controllo, in quanto la "nostra" pistola (la Zapper) continuerà a servire per saltare e per intercettare il fuoco nemico.
Gumshoe non è una passeggiata, ma con un po' di allenamento e un pizzico di strategia lo si porta a termine senza troppa difficoltà (come ho sperimentato stasera, fra l'altro). Per esempio è fondamentale approfittare della generosità del primo livello dove (e solo lì), sparando a delle specie di polli volanti che vengono giù dall'altro, si ottengono delle pozioni che ci permettono di resistere a 3/4 colpi senza morire. Eh sì, perché in condizioni normali, la perdita di una vita è istantanea, e perderne tre comporta il game over: non una tragedia, in quanto è possibile continuare un numero indefinito di volte (è sufficiente premere il grilletto della Zapper prima che ricompaia la schermata iniziale), ma una seccatura sì, visto che si riparte dall'inizio del livello corrente.
I livelli sono solo quattro, in effetti, ma piuttosto lunghi, vari e ricchi di emozioni. E in ogni caso, dopo aver salvato la pargola dalle grinfie di King Dom (ma te prego...), c'è un colpo di scena - ma neanche troppo - in quanto il gioco riparte dall'inizio ("Later the same day"...) ma con una difficoltà accresciuta dall'aggiunta di nemici e ostacoli non presenti nel primo round. Espediente, questo, che si trova del resto in molti altri titoli NES dell'epoca (penso a Castlevania).
Gumshoe quindi è stato una piacevole sorpresa che mi ha permesso di rivalutare la Zapper, che fortunatamente non si usa solo per Duck Hunt (la si usa anche in un paio di livelli di Adventures of Bayou Billy, altro gioco bistrattato ma che a me piace parecchio). Graficamente non è male: gli sprites sono ben definiti, i colori piacevoli e, dopotutto, quei cieli azzurri uniformi, senza una nuvola, che il NES ci offre spesso e volentieri riescono pure a farmi sognare e a darmi pace (lo so, sono strano). Anche le musichette sono gradevoli, specialmente quelle dei livelli 1 e 3: non da premio Oscar, ma svolgono egregiamente il loro lavoro.
Allora, come mai di Gumshoe si trovano così poche recensioni e così pochi commenti entusiastici? Capisco che, oggi come oggi, per molti si pone l'ostacolo dell'incompatibilità fra la Zapper e i moderni televisori, ma a parte questo, resta un'esperienza che merita di essere provata.
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