Anche questo mese, mentre là fuori i ragazzetti vanno a bussare di porta in porta con il fatidico quesito "dolcetto o scherzetto", è giunto il momento di fare un bilancio della mia – fortunatamente sempre molto dinamica – vita (retro)videoludica. Come di consueto, questo post intende svolgere la funzione di un diario (da cui il nome) in cui registro l'evoluzione delle mie preferenze: molto utile per me, molto poco per gli altri. Ma non si sa mai, magari quanto scriverò vi servirà da stimolo per scoprire o rispolverare qualche titolo a cui non stavate pensando. O magari non vi servirà proprio a niente.
Ripensando a questi ultimi 31 giorni, devo constatare che, per la prima volta dopo diverso tempo, i 16 bit si stanno imponendo sugli 8. Per me è stato quasi un ritorno alle origini, essendomi nutrito a pane e Super Nintendo per tutta l' infanzia e parte dell'adolescenza, mentre l'amore struggente per il NES (che comunque non intendo abbandonare, anzi) è nato in tempi più recenti. Novembre porterà forse ulteriori cambiamenti, grazie ad un progetto di riesumazione che mi sta tentando in questi giorni. Ma andiamo con ordine. Ecco quindi la Top Five del mese di ottobre.

1. Battletoads (Rare/Tradewest), NES 1991
Nonostante il mio ritorno di fiamma per i 16 bit del Super Nintendo, è sempre Battletoads il mio preferito di questo periodo, e oserei dire, a questo punto, uno dei miei preferiti in assoluto per NES. Chi l'avrebbe mai detto. Rispetto al precedente aggiornamento, sono riuscito a completare altri due livelli, fermandomi all'ottavo ("Intruder excluder"). Sto iniziando a pensare che, presto a tardi, vedrò il finale. A forza di ripetere ogni livello decine di volte, il gioco diventa quasi facile!

2. Super Metroid (Nintendo), Super Nintendo 1994
È sempre un piacere trascorrere del tempo in compagnia di Samus Aran, esplorando mondi misteriosi, anfratti e tunnel, con in sottofondo una musica d'atmosfera. Super Metroid rende molto di più se giocato in tarda serata o in piena notte. Certo, non mancano momenti di frustrazione, per esempio quando, nonostante la mappa, ci si perde o non si sa più cosa bisogna fare. Oppure quando si finisce in fondo ad un baratro senza riuscire ad uscirne. Però nemmeno questo basta per rovinare la magia.

3. ActRaiser (Enix/Quintet), Super Nintendo 1992
Non vi dico che seccatura (per non usare termini peggiori) quando, giunto alla sequenza finale di ActRaiser (quella in cui bisogna affrontare tutti i boss già sconfitti uno dietro l'altro, à la Mega Man), la cartuccia mi si è impallata provocando, poco dopo, la perdita di tutti i miei salvataggi. Poco male – ho pensato – a questo punto riparto da capo impostando il livello di difficoltà "expert", così vedrò direttamente il finale "definitivo". Così ho fatto, spingendomi fino ad Aitos. Ma, di nuovo, lo stesso problema: ennesimo reset di tutti i dati. E quindi? Dato che la parte simulativa l'avevo già vista integralmente e stava iniziando ad annoiarmi, mi sono dedicato all' "Action Mode", dove è impossibile perdere i salvataggi in quanto è impossibile salvare, tout court. Ma sapete che vi dico? Le sequenze di action/platform da sole non stanno in piedi, si sente troppo la mancanza della comunicazione con le nostre città e con le nostre popolazioni. Decisamente non è la stessa cosa.

4. Street Racer (Ubi Soft), Super Nintendo 1994
Su Street Racer sto preparando un post in cui spiegherò perché, secondo me, è un titolo per molti aspetti preferibile a Super Mario Kart. Rimando quindi a quell'occasione commenti e riflessioni dettagliate. Vi basti sapere, per il momento, che ci sto giocando a manetta.

5. Fester's Quest (Sunsoft), NES 1990
Sono certo che molti di voi inorridiranno a sapere che ho speso parte del mio prezioso tempo con Fester's Quest, ma lasciatemi spiegare. Tutto è partito dalla pagina FB delle Videogiocatrici, la cui admin si è messa a pubblicare foto del gioco e commenti entusiastici. Questo è bastato a spingermi a concedere a questo titolo un'altra possibilità, dopo che lo avevo provato diversi mesi fa e poi accantonato. Pian piano ho scoperto segreti che mi erano sfuggiti in origine (per esempio come ottenere una tacca aggiuntiva nella striminzita barra di energia dello zio Fester) e ho così provato il desiderio di andare fino in fondo. Desiderare di vedere a tutti i costi il finale indica che, tutto sommato, il gioco mi piace, o sbaglio? In effetti, se da una parte non condivido le lodi espresse dall'admin di Videogiocatrici, dall'altra non definirei Fester's Quest una ciofeca, come spesso si fa su internet. Anzi, sono convinto che abbia dalla sua diverse caratteristiche interessanti e, per l'epoca, innovative. Morale della favola: sono riuscito ad arrivare il boss finale, ma ormai senza energia e senza pozioni magiche, il che ha condotto ad un esito scontato. Game Over: si riparte da capo.
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