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Un film di cui varrebbe la pena discutere è certamente Steve Jobs, pellicola diretta da Danny Boyle, con Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Katherine Warerson, Sarah Snook, Adam Shapiro, Perla Haney-Jardine, Ripley Sobo, Makenzie Moss e John Ortiz

Questo atteso atteso biografico dedicato al co-fondatore di Apple, pellicola che reca firme eccellenti, come appunto quella di Danny Boyle ("Trainspotting", "The Millionaire"...) alla regia, quella di Aaron Sorkin ("The Social Network"...) alla sceneggiatura e quella di Michael Fassbender alla caratterizzazione del protagonista, è un film complesso, verbosissimo, denso di contenuti e giocato sullo scontro tra personalità, nonché sulla loro vicendevole definizione e ridefinizione, oltrechè ovviamente sulla collocazione storica in rapporto agli eventi, con questi ultimi che vengono rappresentati ellitticamente per suggestive evocazioni.

Di quali eventi stiamo parlando?

1 - La presentazione del Macintosh del 25 gennaio del 1984 in seguito al memorabile spot pubblicitario diretto da Ridley Scott e trasmesso durante il Super Bowl del 22/01/84

2 - La presentazione del NeXT Cube del 12 Ottobre del 1988

3 - La presentazione del primo iMac nel 1998

Boyle sceglie di non mostrare gli eventi in sè, ma di evocarli appunto mediante il relativo "Loading". Siamo infatti negli ultimi febbrili minuti che precedono queste memorabili entrate in scena... già perchè memorabili lo furono in ogni caso, anche a prescindere dal successo commerciale. Quest'ultimo, infatti, arrise a Jobs solo alla fine degli anni '90, con il regista che appunto, forse per evitare la rappresentazione di eventi troppo recenti e quindi non ancora storicamente "sedimentati", non spinge lo sguardo oltre il debutto del primo iMac nel 1998.

Il focus del film non è tanto sul Jobs "genio", "grande comunicatore" e "lungimirante imprenditore", uomo che aveva una chiara visione del futuro e, maniaco del controllo, nonché ambiziosissimo e bramoso di "vincere" a tutti i costi, voleva fortemente esserne l'alfiere. Il clou infatti è sull'uomo Jobs, con la sua repressione affettiva, l'aggressività, l'arroganza ed il senso di superiorità verso i competitor, oltreché con il paternalismo e la condiscendenza verso gli acquirenti che manifestava. Un uomo che suscita sì ammirazione per la fortissima personalità, ma non manca di fare anche un po' pena per l'arido sacrificio sentimentale che s'impone, per lo stress (molto efficacemente trasmesso allo stesso spettatore dal regista), l'ansia, l'estenuante anelito di perfezione che appunto lo consuma. Danny Boyle ci presente dunque uno Steve Jobs "carnefice" nei confronti di (ex) amici e collaboratori e allo sresso tempo prima "vittima" del suo stesso sogno... sogno che porterà infine («ma quant'è dura la salita...») a compimento, dopo due tentativi andati a vuoto, una paternità dolorosamente negata, un'amicizia distrutta ed un lungo strascico di velenosi rancori.

Steve Jobs non è un film particolarmente significativo sul piano del retrocomputing, anzi! Si tratta viceversa di una pellicola incentrata sui protagonisti sul fronte Apple di quel fecondo quanto tumultuoso periodo: Joanna Hoffman, Steve Wozniak, John Sculley ed Andy Hertzfeld. Sono due ore di dialoghi à la Sorkin particolarmente elaborati e spesso serrati, incalzanti quanto ricercati botta e risposta che si snodano lungo il suggestivo binario di una regia ben studiata. Il risultato è allo stesso tempo valido come efficace incentivo ad approfondire la storia di Apple e, più in generale, di quel periodo... e contemporaneamente piuttosto faticoso da seguire per le troppe informazioni date per scontate.

Cosa ne pensate?