Dopo quasi un anno di silenzio, mi è tornata voglia di tenere traccia delle mie esperienze e dei miei gusti in fatto di retrogaming. Così, senza un motivo particolare. O forse la ragione è che questo mese di ottobre si è rivelato particolarmente intenso, da tutti i punti di vista, e che quindi ho molto da raccontare e da tramandare ai posteri (ma soprattutto al me stesso che sarò fra qualche anno). Sorvolando sulla mia tormentata vita privata, e restando in tema di videogiochi, dedicherò un post a se stante alla maratona Halloween che ho intrapreso nella seconda metà del mese, culminata in un exploit sorprendente (finire Ghosts'n Goblins su NES, ebbene sì!). Per il momento, mi limiterò a ricordare i giochi che più mi hanno appassionato negli ultimi 31 giorni, e che più spesso sono passati sullo schermo del mio fidato TV Mivar.

5. Castlevania II: Simon's Quest (NES – Konami 1990 (EU))

Ritratto subito quanto detto poche righe fa: della maratona Halloween parlerò subito, in quanto Simon's Quest ne ha fatto parte integrante. Ci è voluta questa ricorrenza (che avevo sempre snobbato, derubricandola, come molti, ad “americanata”, ma che quest'anno, per qualche motivo, ho deciso di celebrare) per spingermi a prendere in mano una cartuccia acquistata già un anno fa ma rimasta su uno scaffale, sepolta da una decina di altre cartucce NES. Mi duole ammetterlo, ma l'Angry Video Game Nerd, che iniziava le sue attività esattamente dieci anni fa con un episodio su Simon's Quest, ha contribuito in maniera decisiva a questo oblio. Quello che invece ho scoperto, complice la mia voglia di zombie, fantasmi, vampiri e creature mostruose varie, è un gioco con un'atmosfera impareggiabile, e anche molto innovativo, per via della ben nota alternanza giorno/notte. Indubbiamente sono presenti aspetti criptici ed enigmi che riuscirò a risolvere solo con “l'aiuto del pubblico” (leggi: le guide su internet), però non basta questo a privare Castlevania II del suo fascino.

4. Top Gear (SNES – Kemco 1992)

Non l'avrei mai sospettato, ma ho scoperto di essere un fan dei giochi di guida, proprio io che nella vita reale non tocco un volante da anni e anni. Paradossale, no? Eppure nella mia collezione, in questi mesi, sono entrati sempre più numerosi esponenti di questo genere, nelle sue varie declinazioni. Uno degli ultimi che ho recuperato su Ebay è Top Gear, di cui apprezzo la semplicità (se si sceglie il cambio automatico non si deve pensare ad altro che ad accelerare o a rallentare) e al tempo stesso l'aspetto strategico dei pit stop, necessari per non restare a corto di carburante nelle corse più lunghe (il numero di giri varia di volta in volta, da un minimo di 3 a un massimo di 8). Saper decidere quando fermarsi, e per quanti secondi, è infatti fondamentale per avere successo in questo gioco, che riesce a tenerti incollato allo schermo per ore, anche grazie alla colonna sonora, particolarmente “carica” e “ganza”, per parlare come negli anni Novanta.

3. Axelay (SNES – Konami 1992)

Se avessi mantenuto con più costanza l'abitudine del “Diario di bordo”, senz'altro Axelay avrebbe occupato per diversi mesi consecutivi il vertice della mia personale classifica. È infatti dall'inizio dell'estate che ci gioco assiduamente, e continuo a farlo, nella speranza di espugnare anche la modalità Hard (in modalità normale l'ho già finito da un paio di mesi). Anche in questo caso, a mantenere alto l'interesse per il gioco è il fattore strategico, cioè la possibilità di sperimentare combinazioni di armi sempre diverse e confrontare i risultati ottenuti con ciascuna di esse. Alcune armi poi, come la Morning Star che si ottiene al termine del livello 4, sono talmente bizzarre che ci vuole tempo per arrivare a padroneggiarle e a sfruttarle efficacemente. E di tempo da dedicare ad Axelay ne avrò sempre, tale è la sua bellezza.

2. Wario's Woods (SNES – Nintendo 1994)

Wario's Woods è uno di quei giochi che mi porto dietro dagli anni Novanta: anche la cartuccia che oggi possiedo, è la stessa che avevo all'epoca. Eppure, nei vent'anni che sono trascorsi nel frattempo, non ho più avvertito il desiderio di riprenderlo in mano, anzi, l'ho proprio completamente ignorato! Fino a quando, all'inizio di ottobre, mi sono detto: “Quel Wario's Woods, chissà com'era”. Partito con l'intenzione di dedicargli giusto il tempo necessario a rispolverare il gameplay, che ricordavo solo a grandi linee, mi sono trovato a giocarci quasi ogni giorno, e a volte anche per diverse ore di fila. Chi l'avrebbe mai detto che dietro questo puzzle game, apparentemente innocuo, si celasse in realtà un'irresistibile droga? Anche se spesso viene classificato come “l'ennesima variante di Tetris”, Wario's Woods si distingue dalla massa, a cominciare dal fatto che, anziché agire sui pezzi che scendono, il giocatore manovra Toad, che dall'interno sposta gli oggetti. In un certo senso ha anche qualcosa in comune con il già citato Castlevania II, nel senso che si alternano due fasi: il “giorno” con Birdo, che ci rifornisce di bombe per far esplodere i vari mostriciattoli, e la “notte” con Wario, che ci manda, oltre alle bombe, anche ulteriori mostriciattoli. E le combo hanno la funzione di allungare il “tempo di Birdo” o di accorciare il “tempo di Wario”. Anche qui, c'è molta strategia.

1. Battletoads & Double Dragon: The Ultimate Team (NES – Rare/Tradewest 1993)

Autunno 2015 in compagnia di Battletoads, autunno 2016... anche! La differenza è che questo seguito (perché, nonostante l'espediente del cross-over, avrebbe potuto benissimo intitolarsi Battletoads 2) posso sperare di finirlo. Già un paio di volte, infatti, sono riuscito a sconfiggere Shadow Boss e ad arrivare al cospetto della Dark Queen, che non sembra impossibile da battere. Devo però confessare che un po' mi dispiacerebbe finire il gioco, perché mi sto divertendo da matti, così come mi sono divertito con l'originale, anzi, se possibile persino di più. Rispetto al primo Battletoads la componente beat'em up è ora predominante, ma la varietà non manca nemmeno stavolta, al punto che il livello 4 è uno sparatutto! Insomma, Battletoads & Double Dragon è pieno di sorprese, nonostante la relativa brevità: cinque livelli lunghi e intensi, seguiti da due livelli che di fatto si riducono al confronto con Shadow Boss prima, e la Dark Queen poi. Del gioco esistono varie versioni, ma ho scelto quella NES, sia perché è servita da base per le altre, sia perché la vera “casa” dei Toads e dei fratelli Lee è questa, a 8 bit. Magari proverò anche la versione SNES, più avanti.
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