Dear Esther
dear-esther-thumb.jpg 1367785064.jpg 545827-dear-esther-windows-screenshot-another-desolate-view-lighted.jpg
Dear Esther... cosa dire. Posso dire che è stata un'esperienza strana, alienante, metafisica e... bellissima, per quanto mi riguarda. Dear Esther non è un videogioco nel senso che tanti danno a questi: non esiste interazione, non esiste capacità di comando in quello che si fa e in come si fa. Dear Esther è un viaggio, non trovo parola migliore per descriverlo.
In prima persona, ci troviamo catapultati in riva ad una sconfinata distesa di acqua. Mare, oceano? Siamo su di un'isola, e non sappiamo dire con certezza se qui ci siamo già stati in passato, nè da quanto tempo siamo giunti in questo stesso luogo.
Da qui, parte il nostro cammino, la nostra esplorazione, e davanti a noi si pareranno panorami e viste mozzafiato, letteralmente da pelle d'oca... intervallate soltanto da frammenti epistolari di dialogo, monologhi, in cui il protagonista parla dell'Isola, rammentando un incidente fatale in cui la moglie, Esther, ha perso la vita. Ma tutto, con il procedere di questa surreale esplorazione, diventa fumoso, ermetico. Sempre di più i ricordi si annodano e intrecciano con la storia dell'Isola stessa, inserendo note di viaggio di un vecchio esploratore, note sulla storia dei colonizzatori e degli antichi abitanti, ricordi di una vecchia pestilenza e ricordi della propria esistenza personale.
A volte, con la coda dell'occhio, e prima di finire il titolo e documentarmi ansioso sulla Rete, ho scovato presenze spettrali, proiezioni di altre persone. Noi possiamo solo spostarci, nuotare (fino ad un certo punto), arrampicarci e camminare, trovando luoghi chiave e cullati da una delle più belle colonne sonore che abbia mai sentito.
Il titolo nasce come mod del famoso engine Source di HL, per poi essere ricreato in stand-alone nel 2011-12, frutto di remake migliorato in grafica e audio orchestrale riarrangiato.
Se come me amate la sperimentazione, l'assaporare il videogioco anche in modi più atipici e come mezzo emozionale e creativo, provatelo... mi piacerebbe leggere le vostre opinioni. Anche perchè ogni Viaggio, è diverso: ci sono elementi come il dialogo, la musica e gli oggetti che vengono trovati e visti che sono posizionati in modo diverso e sono differenti ad ogni partita - quindi solo con molteplici esperienze si ha un quadro più completo...
Dear Esther. I sometimes feel as if I’ve given birth to this island.
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Dear Esther... cosa dire. Posso dire che è stata un'esperienza strana, alienante, metafisica e... bellissima, per quanto mi riguarda. Dear Esther non è un videogioco nel senso che tanti danno a questi: non esiste interazione, non esiste capacità di comando in quello che si fa e in come si fa. Dear Esther è un viaggio, non trovo parola migliore per descriverlo.
In prima persona, ci troviamo catapultati in riva ad una sconfinata distesa di acqua. Mare, oceano? Siamo su di un'isola, e non sappiamo dire con certezza se qui ci siamo già stati in passato, nè da quanto tempo siamo giunti in questo stesso luogo.
Da qui, parte il nostro cammino, la nostra esplorazione, e davanti a noi si pareranno panorami e viste mozzafiato, letteralmente da pelle d'oca... intervallate soltanto da frammenti epistolari di dialogo, monologhi, in cui il protagonista parla dell'Isola, rammentando un incidente fatale in cui la moglie, Esther, ha perso la vita. Ma tutto, con il procedere di questa surreale esplorazione, diventa fumoso, ermetico. Sempre di più i ricordi si annodano e intrecciano con la storia dell'Isola stessa, inserendo note di viaggio di un vecchio esploratore, note sulla storia dei colonizzatori e degli antichi abitanti, ricordi di una vecchia pestilenza e ricordi della propria esistenza personale.
A volte, con la coda dell'occhio, e prima di finire il titolo e documentarmi ansioso sulla Rete, ho scovato presenze spettrali, proiezioni di altre persone. Noi possiamo solo spostarci, nuotare (fino ad un certo punto), arrampicarci e camminare, trovando luoghi chiave e cullati da una delle più belle colonne sonore che abbia mai sentito.
Il titolo nasce come mod del famoso engine Source di HL, per poi essere ricreato in stand-alone nel 2011-12, frutto di remake migliorato in grafica e audio orchestrale riarrangiato.
Se come me amate la sperimentazione, l'assaporare il videogioco anche in modi più atipici e come mezzo emozionale e creativo, provatelo... mi piacerebbe leggere le vostre opinioni. Anche perchè ogni Viaggio, è diverso: ci sono elementi come il dialogo, la musica e gli oggetti che vengono trovati e visti che sono posizionati in modo diverso e sono differenti ad ogni partita - quindi solo con molteplici esperienze si ha un quadro più completo...
Dear Esther. I sometimes feel as if I’ve given birth to this island.
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