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Il videogioco

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    Il videogioco

    Salve a tutti. Spero che l'idea di questo thread non sia già stata postata precedentemente ma in ogni caso volevo esporre con voi una teoria a cui penso oramai da un pò di tempo... Premetto subito che non intendo assolutamente impostarla come attacco personale verso qualcuno ma solo da intendersi come discorso generale.

    Partiamo in ordine. Anzitutto io sono un appassionato di videogiochi. E lo sono fin da bambino. Mi sono sempre interessato all'argomento e ho giocato a moltissimi giochi per moltissime piattaforme, e ho anche spesso parlato con vari gamer in italia e nel mondo e ho visto molte community. Nonostante la mia grande ammirazione per i videogiochi e il mondo che li circonda però, ci sono delle cose che tutt'ora mi danno in un certo senso fastidio.

    I videogiochi sono stati principalmente introdotti negli anni 70 attraverso le sale giochi arcade, che rimasero popolari per un bel pò. I giochi all'inizio erano semplici, richiedendo solo minima interazione da parte del giocatore rispetto a molti giochi che ci sono oggi (Prendiamo ad esempio Space Invaders o Asteroids), e all'epoca erano più visti come una curiosità che come qualcosa di veramente importante e presente nella società rispetto a come sono ora. Bisogna focalizzarci principalmente su un punto, ovvero che negli anni 70 e 80 principalmente si giocava a giochi Arcade. Giochi semplici da giocare e da imparare, in cui l'obiettivo era tipicamente raggiungere il punteggio più alto possibile mentre il gioco diventava sempre più difficile al completamento di ogni stage. Questo aveva varie implicazioni: tralasciando lo spirito competitivo e i vari gettoni persi, significava che il tempo di gioco in generale non raggiungeva decine di ore. Io ad esempio ho sempre visto i giochi arcade come quei tipi di giochi a cui puoi giocare per 30 minuti, poi spegnere e rimanere con la soddisfazione che il tuo tempo è stato impegnato bene. Ma più in là, con l'avvento della tecnologia, le cose cambiarono e i videogiochi diventarono molto più mainstream. L'avvento delle consoles portò l'esperienza ludica fuori dalle sale giochi e dentro le case di tutte le persone nel mondo, e col tempo, si cominciarono a sperimentare nuovi tipi di giochi. Giochi più lunghi, giochi con storie, che non intendevano solamente far divertire ma offrire un nuovo mondo virtuale da esplorare e, in un certo senso, "vivere". E' così che in un certo senso i videogiochi, dall'essere dei semplici hobby in cui sfidare gli amici a battere il gioco o raggiungere il punteggio più alto dopo aver scolato un paio di birre, diventano qualcosa di molto più coinvolgente che finisce anche per distrarre e far smarrire certe persone.

    Mi scuso per la noiosa premessa che penso tutti voi già conosciate ma mi serviva per arrivare al punto: Personalmente ritengo che l'appeal originale dei videogiochi fosse proprio questa sensibilità arcade che, col tempo, sta progressivamente venendo dimenticata del tutto. I videogiochi sono diventati più di un modo per ammazzare il tempo con un amico, ma sono diventati una specie di "virtual reality" con tutti i problemi che possono derivare da essi. In una società che non si preoccupa molto di analizzare la situazione al di fuori del "Hai 18 anni, non ti vergogni a giocare ancora a Doom?", in molti ignorano i fattori che causano la dipendenza da videogiochi, elemento tristemente forte in molta gente in tutto il mondo. Così come tutte le dipendenze ci possono essere vari motivi che portano un individuo ad isolarsi in questo fantastico mondo virtuale dove tutto è possibile com uno o due click.

    Io ho personalmente individuato il problema in determinati tipi di videogiochi, per cominciare gli RPG e una buona porzione dei giochi incentrati sul multiplayer (MMO in primis). Ovviamente, ogni caso è individuale, e non sto assolutamente dicendo che chiunque giochi multiplayer o ami gli RPG sia automaticamente un frustrato senza vita. Tuttavia penso che per questa gente siano proprio queste categorie di giochi quelle a causare problemi.

    Ma prendiamo ad esempio un gioco come Raiden. Uno degli shmup più famosi, il suo gameplay è diventato quasi leggendario, oltre per l'incredibile (a detta mia impossibile) difficoltà, anche a causa di una certa strategia che si pu riscontrare giocando questo capolavoro. I livelli sono pieni di nemici che ti attaccano da tutte le parti, ma al contrario dei vari bullet hell dove conta veramente poco la materia grigia, più che schivare milioni di proiettili la parte difficile secondo me è saper muoversi adeguatamente. In Raiden ci si trova fin dal secondo livello in delle, per come le chiamo io, "intense crossfire situations", dove essendo attaccato da tutte le parti c'è bisogno di un calcolo veloce di come poter sopravvivere all'imminente annientamento da parte di un elicottero o di un carro armato. Bisogna calcolare le probabilità che ogni spostamento può comportare, e bisogna saper utilizzare a proprio vantaggio gli scarsi powerup e smart bombs a tua disposizione. Ad esempio non appena distrutto un nemico tenente un powerup, risulta molto invitante raccoglierlo immediatamente ma fare questo può spesso comportare esporsi eccessivamente al fuoco nemico e andare in contro ad un repentio viaggio verso il mondo dei defunti. Nonostante il caos totale che avviene nello schermo per riuscire a vincere Raiden bisogna calcolare ogni secondo del gioco.

    E' sempre un esempio, ma tutto questo contando che il gioco dura si e no una mezz'ora, eppure in questa mezz'ora ogni secondo è prezioso e una volta vinto il gioco, secondo me la soddisfazione provata è immensa e decisamente meritevole della fatica subita per ottenerla. Ma è lì che finisce il tutto. Si può magari rigiocare il gioco qualche volta ma penso sia molto difficile sviluppare un'ossessione ludica su di esso data la scarsa durata e il fatto che alla fine è sempre uguale. Prendetemi pure per pazzo ma io penso che Raiden insegni una lezione di vita importante: pensa sempre prima di agire e calcola sempre ogni possibilità, non rifarti mai a codici fissi da poter applicare in ogni situazione perchè nella vita ogni situazione è diversa e va affrontata in maniera unica dopo averla attentamente analizzata. Tutto ciò senza che nel gioco venga proferita una sola parola o un solo suono tranne per la soundtrack e le costanti esplosioni dei nemici distrutti (o della vostra nave se siete sfortunati). Incredibile quanto profondo in realtà sia un gioco di mezz'ora dove bisogna solamente distruggere tutto quello che si muove.

    Ma adesso prendiamo ad esempio qualsiasi RPG lungo, con tantissimi personaggi e combattimenti complicati e item management e labirinti e quest a mai finire e così via. In questi giochi (in genere, poi ci potranno pure essere eccezioni, non sono un grande esperto del genere)) fare qualsiasi cosa richiede in genere MOLTO più tempo che in un Raiden, in un Quake ma anche in un Red Alert. Azioni come salire di livello, migliorare le proprie statistiche e quant'altro tengono molto impegnato il giocatore e lo rendono quasi il protagonista del gioco stesso. Ma a che prezzo? C'è davvero bisogno di dover fare il babysitter di un personaggio videoludico? Il dover far salire di livello un personaggio mi sembra abbastanza inutile, sarebbe molto meglio averlo già potente dall'inizio e andare subito al nocciolo del gioco invece di perdere tempo con quest secondari inutili che esistono solo per il preteso di continuare una storia. E per quanto possa essere sofisticato e complicato il combattimento, alla fine da davvero più soddisfazione del distruggere un enorme boss in uno shooter dopo aver analizzato e studiato le sue tattiche? Paradossalmente sono convinto che la maggiorparte dei giochi Arcade richiedano molta più intelligenza dei vari giochi più "complessi" che sono diventati così famosi ultimamente. E sono fermamente convinto che un gioco debba essere un gioco, non un film in prima persona (a meno che non sia fatto come Uncharted ).

    Naturalmente comunque non dico che ogni gioco dovrebbe essere come Asteroids, in quanto sicuramente non c'è nulla di male in giochi come ad esempio Tomb Raider, Jak II o Red Alert. Sono sicuramente più lunghi di mezz'ora ma comunque hanno una sensibilità secondo me anche vicino all'arcade, in quanto Jak non ha bisogno di dover aumentare di livello e su Red Alert non c'è bisogno di ricercare continuamente gli stessi upgrades, evitando così di rallentare il gioco e quindi passando subito all'azione e alla tattica.

    Per quanto riguarda i giochi online, pensate solamente ai vari call of duty moderni e ai giocatori che passano ore e ore nei server ad aspettare col fucile da cecchino che qualche ignaro malcapitato entri nella loro zona di tiro. La mancanza della velocità di giochi come Quake 3 secondo me "addormenta" le cellule cerebrali e porta in uno stato di quasi-letargo che spinge alla pigrizia e all'allontanarsi dalla vita sociale, molto più impegnativa e difficile. Non penso ci sia nulla nello spararsi una partitina di Tyrian con un amico su internet ogni tanto, ma da lì a farne una questione di vita c'è un abisso.

    Questo comunque si aggiunge a vari problemi relativi all'alienamento generale che si riscontra nella società di oggi, dove è molto più facile mettere "Mi piace" su qualsivoglia social network che ricorrere ai faccia a faccia. Come ho già detto però sono comunque casi da studiare individualmente (come insegna Raiden) ed è impossibile fare di tutta l'erba un fascio.

    Va beh, cosa ne pensate? Bisognerebbe fare qualcosa per spingere la gente a non inoltrarsi verso queste strade, e se si, come? O sono semplicemente completamente pazzo io? In ogni caso io penso che, considerando la grande popolarità che i videogiochi hanno in questi giorni, c'è bisogno che la società la smetta di trattarli come un hobby di persone con nulla da fare nella vita e invece inizi a cercare di comprenderli e spingere la gente nella giusta direzione. Io penso che ci sia bisogno di una istruzione dei videogiochi in un certo senso, in cui la magia arcade viene ripresa e rielaborata, in cui i videogiochi online ritornino principalmente ad essere split screen o al massimo lan parties, in cui i videogiochi ritornino ad essere VERI videogiochi e non film drammatici con occasionali fucilate da parte del player. Magari sono solo io così, ma penso che certi videogiochi abbiano tanto da insegnare ed è ingiusto che solamente i "retrogamer" devoti conoscano veramente la grandezza di alcuni titoli. Sfortunatamente suppongo che questa sia solo pura utopia, ma volevo conoscere comunque i vostri pensieri a riguardo. Grazie in anticipo e come ho detto all'inizio spero di non aver offeso nessuno, in quanto non è mia intenzione. Mi scuso se occasionalmente mi sono ripetuto troppo o non mi sono spiegato bene, la prossima volta bevrò una lattina in meno prima di postare.

    #2
    Credo che la differenza con il passato sia fondamentalmente una: prima il mercato dei videogames era una nicchia con enormi limiti hardware, poi si è via via espanso fino alla situazione odierna nella quale coinvolge potenzialmente tutte le persone del mondo.

    Venti anni fa, ai tempi di Raiden che citi, c'erano poche persone che avevano una console, un po' di più ad avere un computer 8 o 16 bit, ma visti i prezzi delle macchine e, almeno per le console, dei giochi, era gente che s'informava, che seguiva giornali, che in un certo senso "faceva cultura".

    Oggi tutto è diverso ed è la naturale evoluzione delle cose. Ci sono più giocatori e non più i curiosi appassionati di tecnologia di una volta, che quasi ne facevano una religione, ma un ambaradan estremamente stratificato che spesso vede il gioco non come passione ma come passatempo, una visione meno nobile di sicuro, ma comunque legittima. Trovi il purista vecchio stile, il bimbo rincoglionito, la ragazzina che balla, il boccalone che vuol dimagrire e gente che vuole solo ammazzare il tempo con poca voglia di imparare.

    Se segui RH non sentirai parlare quasi mai di World of Warcraft o Call of Duty, perché la tipologia del sito è solo relativamente trasversale e grossomodo abbracciamo giocatori più legati ai "vecchi valori", che non significa semplicemente arcade.

    Tutto questo per dire cosa? Che non c'è una deriva sociale legata al videogioco, ma personalità che sono entrate nel nostro hobby preferito che prima non c'erano e che hanno probabilmente una tendenza regressa ad alienarsi. Oggi lo fanno con WoW, ieri forse rimanevano chiusi in camera a dormire o meglio a leggere, ma non venivano in contatto con noi, non scrivevano su TGM mentre magari oggi postano centinaia di commenti su Spaziogames semplicemente perché c'è internet e vogliono parlare di giochi alienanti. Che poi... alienante è un aggettivo molto relativo: è più alienante perdere una giornata a WoW con venti amici virtuali o stare dei pomeriggi di fronte a Jak 2 (che hai citato) per completarlo completamente da soli?
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      #3
      Condivido in pieno il ragionamento relativo a Raiden e, più in generale, al fatto che i vecchi arcade abbiano ancora "moltissimo da dire", nonché alla considerazione secondo cui il valore di un titolo non si misura dalla lunghezza dei tempi che si richiedono per il suo apprezzamento.

      Avendo avuto una formazione videoludica di tipo arcade e avendo sempre ricercato il coin-op style nei titoli su computer e console, sono d'accordo nel prediligere i videogiochi semplici, immediati e lineari che divertono fin da subito e si traducono in un'esperienza breve che, in ogni caso, garantisce una congrua soddisfazione.


      Al di là, però, dei gusti personali che possono cambiare nel tempo o mantenersi più o meno costanti (quest'ultimo è il mio caso), bisogna in ogni modo rendersi conto che l'intrattenimento videoludico moderno coinvolge un quantitativo di persone enormemente superiore a quello riferibile agli anni '90 (tanto per fare un esempio relativamente vicino ad un Raiden)... per cui è inevitabile che questa sterminata platea di gamer sia particolarmente eterogenea, nonché articolata in un'amplissima gamma di preferenze.

      Oggi come oggi è possibile videogiocare in tanti modi con i più disparati prodotti che, non di rado, sono ascrivibili a generi e sottogeneri che 20 anni fa non esistevano o, per lo meno, avevano caratteristiche solo lontanamente imparentate con gli odierni "eredi".

      Se si considera, dunque, l'attuale offerta videoludica e l'estrema eterogeneità di prodotti e relativa utenza, va da sè che risulta abbastanza futile "mettere dei paletti" e distinguere tra quel che è "realmente" videogioco e gli "abusivi" del settore. In fin dei conti e in linea di principio l'esistenza e il "senso" di un videogioco è data dalla presenza di un pubblico più o meno "consistente" che vi si dedica... se quest'ultimo esiste, infatti, il videogame dovrebbe essere considerato come tale a tutti gli effetti.


      Per quanto riguarda, poi, le degenerazioni, le fissazioni e il fattore ossessivo-complulsivo legato all'intrattenimento videoludico, non le vincolerei specificamente a determinati generi, ma all'approccio adottato dai gamer nei confronti di questi ultimi


      In generale e parafrasando un vecchio film di 007: Live and Let Play!
      Ultima modifica di AlextheLioNet; 10-06-2012, 12:26.
      Alessio "AlextheLioNet" Bianchi
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      "The game will never be over. Because we're keeping the dream alive." (Freiheit, "Keeping the Dream Alive")

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        #4
        Credo che l'evoluzione in generi di vario tipo sia una cosa naturale e sacrosanta.

        Il fatto è che come dici tu, il videogioco è passato dall'essere una strana curiosità dei tempi di Space Invaders o Asteroids, a qualcosa mi molto di più.
        Nello specifico si è tramutato in una nuova forma di comunicazione. Un processo per dire simile a quello che hanno avuto i fumetti, che sono passati da stupidaggini per bambini, ad una vera e propria forma d'arte.
        Certo ancora oggi, sia i fumetti che i videogiochi sono ancora in maggioranza considerati delle semplici forme di intrattenimento, e non qualcosa attraverso i quali si possono raccontare, fatti, storie, emozioni.
        Questa è una cosa perfettamente naturale quando si inventa una nuova forma di comunicazione, è successa la stessa cosa con il cinema, o con la televisione. Ma scommetto che anche teatro, scrittura e canzoni ai loro albori hanno subito un processo simile.

        Ora senza allungare troppo la manfrina, e sicuramente uscire eccessivamente dal filo del discorso.
        Quello che voglio dire è che io sono contentissimo che esitano un milione di generi differenti, dagli arcade ai puzzle passando per RPG MMORPG e giochi online vari. Non è importante che siano lenti, veloci, 3D, 2D, testuali, che facciano saltare, pseudo-sudare o ebetare ( massì ). L'importante è che esistano in tutte queste forme e che se ne continuino ad inventare di nuove.
        Il videogioco è appunto una nuova forma di espressione, e permette di raccontare qualsivoglia cosa in qualsivoglia modo, poi, come è giusto che sia questo modo può piacere o meno.

        Io ad esempio adoro gli RPG, proprio per la loro natura lenta e riflessiva, mi piace vivere la storia che raccontano, per giungere alla fine del racconto dove i buoni vincono il male e sconfiggono le tenebre.
        Che volete, è un tipo di storia che mi aggrada molto.
        Stessa cosa con le avventure grafiche, per me è troppo appagante vivere un racconto interattivo.
        E se devo essere sincero credo che mi troverei alquanto male in un mondo fatto di soli arcade.

        Credo che quello che serva sia proprio una formazione videoludica composta da un po tutti i generi, il male non sta in una tipologia in se, quanto nell'abuso e nella fossilizzazione in una di queste.

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          #5
          Ottime osservazioni e devo dire che magari ho esagerato un pò con alcune delle mie considerazioni in quanto, come già detto, è possibile alla fine fossilizzarsi su qualsiasi genere (anche se rimango dell'idea che sia più facile fossilizarsi su certi generi rispetto ad altri, ma alla fine è come dire che è più facile diventare dipendenti da vino che da coca cola).

          In ogni caso:

          Tutto questo per dire cosa? Che non c'è una deriva sociale legata al videogioco, ma personalità che sono entrate nel nostro hobby preferito che prima non c'erano e che hanno probabilmente una tendenza regressa ad alienarsi. Oggi lo fanno con WoW, ieri forse rimanevano chiusi in camera a dormire o meglio a leggere, ma non venivano in contatto con noi, non scrivevano su TGM mentre magari oggi postano centinaia di commenti su Spaziogames semplicemente perché c'è internet e vogliono parlare di giochi alienanti. Che poi... alienante è un aggettivo molto relativo: è più alienante perdere una giornata a WoW con venti amici virtuali o stare dei pomeriggi di fronte a Jak 2 (che hai citato) per completarlo completamente da soli?

          Per quanto riguarda, poi, le degenerazioni, le fissazioni e il fattore ossessivo-complulsivo legato all'intrattenimento videoludico, non le vincolerei specificamente a determinati generi, ma all'approccio adottato dai gamer nei confronti di questi ultimi
          Per quanto riguarda Jak II, lo giocai circa due anni fa, in agosto in quanto ogni anno vado in campagna per un mese intero e lo giocai molto intensamente. Una volta tornato in città comprai velocemente Jak 3 e, nonostante mi piaccia più o meno quanto Jak II, ancora non l'ho finito, e gli dedico si e no un'oretta ogni mese, sia perchè ho molti altri giochi da giocare sia perchè in realtà non gioco più di un'ora al giorno.

          Ovviamente però questo riguarda solamente me, ed è possibilissimo, come dice AlexTheLioNet, che qualcuno si scoli pomeriggi interi a giocare e rigiocare Jak o Ratchet & Clank o GTA Vice City o qualsivoglia gioco d'azione (o altro), però comunque la loro longevità "minore" rispetto ad altri titoli li rende più adatti a divertimento casuale e instantaneo più che profondo. I giochi raggiungono una loro fine, al contrario di WoW.

          Io ad esempio adoro gli RPG, proprio per la loro natura lenta e riflessiva, mi piace vivere la storia che raccontano, per giungere alla fine del racconto dove i buoni vincono il male e sconfiggono le tenebre.
          Che volete, è un tipo di storia che mi aggrada molto.
          Stessa cosa con le avventure grafiche, per me è troppo appagante vivere un racconto interattivo.
          E se devo essere sincero credo che mi troverei alquanto male in un mondo fatto di soli arcade.
          Ovviamente nulla di negativo nell'apprezzare gli RPG e capisco le tue motivazioni, e anch'io penso che un mondo di soli arcade sia estremamente noioso. Nonostante mi piacciano molto comunque non sono le uniche cose che gioco, e apprezzo l'occasionale puzzle game e amo giochi tipo Oddworld o Beyond Good & Evil, più lenti ma decisamente più "cerebrali". L'intera serie Oddworld in particolare mi è sempre piaciuta per la sua capacità di fondere gameplay più o meno veloce con puzzles e tattica abbondante (perfino Stranger's Wrath richiede un approccio abbastanza cauto nelle battaglie).

          Se devo essere sincero, quello che davvero non comprendo sono giochi tipo Deus Ex. E' considerato uno dei giochi PC migliori di sempre, ma personalmente ho trovato quasi impossibile giocarlo. Il sistema di mira è particolarmente frustrante in quanto il mirino richiede molto tempo per "aggiustarsi" e divenire quindi più o meno effiface. http://i.imgur.com/Y1r0e.png Però anche quando il mirino si aggiusta spesso risulta impossibile colpire qualcuno, infatti ho sparato due volte e sono incredibilmente riuscito a mancare la testa del nemico nonostante fosse al centro del mirino. Dicono che le qualità migliori del gioco siano la storia e il fatto che si possano fare tantissime scelte per cambiare il corso della trama. Nulla in contrario a questo, ma secondo me con un gameplay... broken risulta difficile Sembrava un gioco intrigante, ma secondo me sarebbe molto meglio se si potesse combattere adeguatamente fin dall'inizio del gioco piuttosto che dover aumentare le varie caratteristiche del protagonista e se l'intelligenza artificiale fosse stata migliore. Ovviamente è solo la mia opinione quindi nulla contro chi apprezza questo titolo. Semplicemente mi risulta possibile capire giochi come chrono trigger o final fantasy ma non deus ex.


          Per quanto riguarda l'educazione però, cosa si potrebbe materialmente fare a riguardo secondo voi?

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            #6
            Beh, Deus Ex per me è uno dei migliori giochi in assoluto ed è totalmente un altro genere rispetto a Final Fantasy, e non è tanto diverso da un Mass Effect o un Bioshock, intendo dire che, piaccia o meno, è un gioco "normale" nel senso che ha un inizio e una fine. Gusti legittimi a parte, non capisco onestamente cosa c'entri...
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              #7
              Originariamente inviato da Dynamo Visualizza il messaggio
              Per quanto riguarda l'educazione però, cosa si potrebbe materialmente fare a riguardo secondo voi?

              Secondo me è positivo parlare di videogiochi con la più ampia prospettiva possibile... cosa che oggi inizia ad essere relativamente comune su internet. Penso, infatti, che sia bene mantenere una mente aperta e prendere in considerazione senza particolari preclusioni tutti i molteplici aspetti dell'intrattenimento videoludico moderno.

              Fra l'altro è bene parlare di videogiochi senza limitarsi alla superficie, me prendendo in esame tutto il "collaterale" del fenomeno (culturale, sociale, artistico...) e tenendo ben presente i trascorsi storici. Quest'ultimo aspetto, infatti, è un valore aggiunto che arricchisce moltissimo il quadro e rende più approfondite e stimolanti le discussioni.
              Ultima modifica di AlextheLioNet; 10-06-2012, 15:24.
              Alessio "AlextheLioNet" Bianchi
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                #8
                Il media videoludico è molto giovane, credo siamo ancora in una fase di sperimentazione, si è passati dal full arcade, al ripudio arcade di una generazione fa, per poi avere (anche se timido) un ritorno arcade nell'attuale generazione grazie anche ad un mercato che ha permesso ai tioli indie e minori di avere un certo seguito.

                Bisogna però distinguere in questo discorso i gusti personali. non puoi fare un discorso partendo da un tuo gusto e soprattutto da questo trarre le conclusioni.

                dico questo perchè ad esempio citi uncharted che è proprio il prototipo di ciò che critichi, una storia intervallata da sparatorie.
                Parlando dei gdr poi (tra l'altro non è che sia un fan acanito di questi ultimi) il salire di livello è paragonabile in tutto alla prontezza di riflessi in uno shooter. Fa parte del gameplay, è un titolo diverso e non per questo criticabile.

                Il problema poi dell'abuso, bè questo c'è in ogni campo possibile ed immaginabile, c'è gente che va al cinema e riesce a vedere 4 film di fila..

                e dimendichi una cosa...la dipendenza c'era e c'è ancora anche nelle sale giochi dove l'arcade è il re incontrastato

                tutto questo per dire che secondo me stai personalizzando troppo il discorso

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                  #9
                  Originariamente inviato da musehead Visualizza il messaggio
                  Beh, Deus Ex per me è uno dei migliori giochi in assoluto ed è totalmente un altro genere rispetto a Final Fantasy, e non è tanto diverso da un Mass Effect o un Bioshock, intendo dire che, piaccia o meno, è un gioco "normale" nel senso che ha un inizio e una fine. Gusti legittimi a parte, non capisco onestamente cosa c'entri...
                  Si, ovviamente. Intendevo solamente dire che la cosa dello stats in un certo senso può "allungare artificialmente" un gioco, tutto qua. Forse avrei potuto usare un esempio migliore ma comunque intendevo utilizzarlo solo come esempio

                  Originariamente inviato da Lerry Visualizza il messaggio
                  dico questo perchè ad esempio citi uncharted che è proprio il prototipo di ciò che critichi, una storia intervallata da sparatorie.
                  Beh, le cutscenes di Uncharted al 90% sono esplosioni o roba che crolla o precipita, personalmente non penso c'entri assolutamente nulla anche con giochi tipo Beyond Good & Evil o Shenmue per dire.

                  Per il resto però hai ragione, forse ho dato un marchio troppo personale al discorso... Ma comunque per il discorso della ripresa dell'arcade c'è da dire che ultimamente è diventato quasi un "trend" essere retro (e anche una scusa per accaparrarsi soldi con le varie virtual consoles) e offrire giochi vecchi (da TG-16 a PSX/2) per le consoles moderne. Fino a che punto questo influenzerà il videogamer medio è da vedere anche se non penso dovrebbe avere molta rilevanza dato che ognuno gioca quello con cui si trova meglio.
                  Ultima modifica di Dynamo; 10-06-2012, 15:34.

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                    #10
                    Si, ovviamente. Intendevo solamente dire che la cosa dello stats in un certo senso può "allungare artificialmente" un gioco, tutto qua. Forse avrei potuto usare un esempio migliore ma comunque intendevo utilizzarlo solo come esempio
                    Figurati. Ti spiego però cosa forse non hai avuto il tempo di cogliere in Deus Ex, dato che dici bene sul fatto che si apprezza avanzando. Non è un problema di stats, in Deus Ex acquisisci capacit. Esempio: evolvi il tuo personaggio come ti pare, diciamo che ne fai un esperto di hacking, il che vuol dire che di fronte ad un'entrata ben protetta non ti sporchi le mani ma ti avvicini a un computer, bypassi il sistema di protezione e controlli le torrette difensive per distruggere tutti; se ti specializzi nel cecchinaggio rimani a cento metri di distanza e li fulmini; se diventi un fenomeno nel combattimento a corto raggio li sfasci in una royal rumble; se infine sei bravo come scassinatore, ti apri un varco nei condotti d'aria e aggiri l'ostacolo. Per questo Deus Ex è diventato quel che è diventato, perché è un FPS/RPG che non si limita a crescere acquisendo più energia/mana. Idem per Baldur's Gate/Dragon Age, dove apprendi magie e abilità varie che cambiano la strategia dei combattimenti.

                    In pratica, credo che tu stia criticando il grinding dei giochi (che anche io detesto) e non la componente ruolistica in senso generale. In questo condivido le tue ragioni, ma il mondo è bello perché è vario... altrimenti Diablo III non venderebbe miliardi
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                      #11
                      Il videogioco

                      La risposta a tutto questo dilemma è: accendere un nes o un emulatore di quest'ultimo, impugnare il joypad e far partire il primo Zelda.

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