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Pong - Arcade

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  • Pong

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ID: 249196Qui eccoci presentarsi il gioco considerato, a torto, il primo esponente del creato videoludico. Come abbiamo già avuto modo di vedere, esso non fu il primo, anzi, venne ben dopo i precursori della categoria, ma non vi è alcun dubbio che fu proprio Pong ad avviare la golden age del videogioco, raggiungendo un consenso del pubblico assolutamente clamoroso. Nel 1972, Nolan Bushnell dell’Atari, il suo creatore, era la stessa mente dietro Computer Space, il primo vero coin-op, e dopo l’ultimazione di Pong era nervoso. Si, era nervoso perché era rimasto scottato dalla sua precedente creatura ed aveva investito tutto quello che aveva nella convinzione che tramite un approccio diverso fosse possibile far breccia nel cuore delle masse e creare un videogioco di successo. La passata esperienza lo aveva portato a credere che la chiave verso la riuscita del suo progetto fosse quella di chiedere al pubblico un impegno il più limitato possibile per recepire le regole e i meccanismi di un gioco, senza spaventarlo con la complessità di un gameplay metodico. Il risultato dei suoi ragionamenti fu Pong, un gioco nato nel 1972 e basato su una semplice struttura a circuiti stampati tipica dei prodotti elettronici economici dell’epoca, nel quale il nostro unico obiettivo era quello di colpire una pallina con delle racchette che altro non erano che barrette bianche con la possibilità di scorrere in alto e in basso lungo lo schermo per assolvere al loro compito. Lo schermo era profondamente nero, profondamente monocromatico, profondamente idoneo allo scopo prefissato. Il controllo era sintetizzato da una manopola. La semplicità assoluta, appunto, il vero obiettivo di Bushnell. Quando egli andò a piazzare il suo figlioccio per la prima volta in sala giochi era emozionatissimo, cosciente di quanto fosse importante per il suo destino. Dopo averlo messo in funzione tornò a casa e andò nel panico quando dopo solo qualche ora ricevette una telefonata dal gestore di quella sala giochi che si lamentava per un malfunzionamento della macchina. Comprensibilmente assalito dal panico, Bushnell vide il suo stato d’animo subire una trasformazione euforica quando si rese conto che il motivo del malfunzionamento era semplicemente un intasamento dovuto all’esagerato inserimento di monetine. Pong fu un successo, divenne un mito ben prima che si sviluppasse il retrogaming, era semplicemente riconosciuto come un puro colpo di genio a tal punto che la sua influenza fu istantanea, sviluppando una incredibile serie di cloni in men che non si dica. E seguiti, chiaramente, e nemmeno un nome qualunque, stiamo parlando di Breakout! Il concept della pallina in eterno movimento schiaffeggiata da due barrette fu portante negli anni Settanta, ispirando buona parte del software prodotto lungo quella decade che, in maniere diverse ma senza distaccarsi troppo dall’idea originale, subì numerose rivisitazioni, avvicinando il gioco a uno sport piuttosto che a un altro oppure adattandolo a un numero di giocatori variabile. E’ superfluo dire che Pong sia un capolavoro, è l’essenzialità e la perfezione riunite, distillato puro di forma videoludica.


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    Altre versioni
    Per Pong il discorso conversioni assume una certa complessità. Di conversioni dirette e ufficiali per come le intendiamo oggi, Pong non ne ha mai ricevute. La Atari produsse una versione casalinga del gioco tecnologicamente molto avanzata per quegli anni, su una macchina adibita all’esclusiva riproduzione di quest’unico codice. Nemmeno sulle succedanee console vi furono vere conversioni se non per un prodotto per VCS, Video Olympics, che conteneva delle variazioni della formula originale. D’altro canto, non sono mancate le occasioni di giocare a montagne di cloni per qualunque macchina nata da allora fino ad oggi, soprattutto fece clamore il caso dell’Odyssey della Magnavox che propose una versione di Pong casalinga sulla propria console e questo portò ad una lunga diatriba giudiziaria.
    Nel 1999, la Atari Interactive, ennesimo tentativo di resuscitare la gloriosa software house, decise di affidare alla Supersonic Interactive una rivisitazione del Pong originale, riadattandolo ai gusti moderni sia esteticamente che concettualmente. Storicamente è raro parlare di lavori del genere fatti come si deve, ma bisogna ammettere che il lavoro svolto per Pong: the Next Level è stato impeccabile. Fu pubblicato per PC, Playstation e Game Boy Color e gli sviluppatori si trovarono di fronte a un difficile interrogativo: come svecchiare e arricchire un gioco tanto semplice senza snaturarne l’essenza? La strada che scelsero di percorrere li portò a mantenere del tutto immutata la struttura originale, intervenendo, invece, in maniera importante sullo scenario che acquisisce dignità ludica dalla sua origine monocromatica. Noi dovremo sempre pensare a colpire la solita pallina, ma stavolta dovremo prestare attenzione anche a nuovi protagonisti diversi a seconda dello scenario di gioco: troveremo il campo di ghiaccio attraversato da pinguini che, se colpiti, rilasceranno bonus e devieranno la traiettoria della palla; avremo il livello della giungla che cambierà la propria inclinazione con importanti conseguenze gravitazionali; avremo il campo di calcio con più barre per attuare tattiche di attacco nuove di zecca e così via. La realizzazione tecnica è ottima su Pc e leggermente sottotono su Playstation in quanto, a fronte di un dettaglio non proprio maniacale, soffre saltuariamente di un frame-rate ballerino, mentre su Game Boy Color è ben fatta ma completamente bidimensionale. Una menzione speciale la meritano le barrette che sono qui animate in una maniera tanto sottile quanto geniale, capaci di trasmettere sensazioni rimanendo legate alla loro natura di parallelepipedi. Veramente un bel gioco, niente da dire!

    COMMENTO FINALE


    "L'inizio di tutto. Qualcuno doveva cominciare ed è toccato a Pong, meravigliosa sintesi di uno sport virtuale. Un evento prima che un videogioco, col suo potere attrattivo delle folle che scoprivano il piacere di giocare "a racchettoni" immaginandosi barrette su una tela nera, piuttosto che sotto il sole, di fianco al mare. Welcome to the machine."

    Gianluca "musehead" Santilio






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    • Robbey
      #1
      Robbey ha commentato
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      Questo cabinato lo vidi una volta sola nel lontano 1994 in una sala giochi della mia città (ora non esiste più) ci giocai una sola volta e non mi piacque tanto (non apprezzavo ancora il retrogame); me ne parlarono parecchio i miei genitori 10 anni dopo dicendomi che c'era sempre qualcuno a giocarci e si litigava il posto in fila per fare la partita.
      Un vero fenomeno culturale grazie Atari

    • Dr_Who
      #2
      Dr_Who ha commentato
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      Bell' articolo ! Pong, non il primo videogioco ideato, ma sicuramente il primo ad essere usufruito in massa per la sua semplicità : la palla che gira in continuazione sullo schermo e che una volta colpita ti fa dire :"e adesso sono tutti caxxi tuoi" , riferito all'avversario rigorosamente umano.
      Sembra quasi una parodia della vita stessa dell'uomo : le "palle" che girano e l'effimera soddisfazione di aver passato la "patata bollente" al nostro prossimo, nella speranza che non ci ritorni addosso... forse è questo il segreto del suo fascino che ci fà giocare ancora e ancora e ancora.

    • gekido_ken
      #3
      gekido_ken ha commentato
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      Pero' Pong è anche il primo esempio di clonazione videoludica.
      L'Odyssey di Ralph Baer, nonostante fosse precedente al progetto di Bushnell era sensibilmente più sofisticato tecnicamente e allo stesso tempo comunque di facile approccio.
      Le barrette dei giocatori nell'Odyssey potevano muoversi in qualsiasi direzione grazie al doppio paddle ed impostargli anche una traiettoria ed una forza più controllata.
      Ma come sempre accade, negli affari e per ogni nuovo progetto ci vuole anche un po' di fortuna e tempistica giusta negli avvenimenti.
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