La trama narra che in un tempo passato, in Giappone si venerava il Dio Volpe come deità del raccolto. Essi credevano che un gruppo di volpi con poteri soprannaturali agissero in qualità di sacerdoti in appositi templi. È qui che ha inizio la nostra storia dove uno di questi dei/sacerdoti, più precisamente un dea femmina, Madfox Daimyojin (volpe malvagia), decide di conquistare il mondo e per fare questo crea strane creature e infine riesce a conquistare un intero paese. Le altre volpi buone si riuniscono e ordinano a una delle più giovani di loro, di mettersi in viaggio per cercare Daimoyjin ed eliminarla; il suo nome è Psycho Fox. Al giocatore ovviamente sta il compito di impersonare questa giovane volpe.
Dunque, questo platform game si contraddistingue dagli altri principalmente per una caratteristica: Psycho fox è in grado di trasformarsi, previo accaparramento del “bonus” psycho stick, in altri animali che hanno capacità differenti.
-Volpe: tutte le caratteristiche come camminare, accelerazione, pugni, salto in lungo ed in alto sono medie; il personaggio più equilibrato ed adatto un po’ a tutti i livelli ma meno efficace di altri in specifiche situazioni.
-Ippopotamo: una potenza dei pugni esponenziale in grado addirittura di abbattere delle pareti si associa ad una pesantezza e lentezza che limitano molto tutte le altre caratteristiche; potentissimo ma lento, da non utilizzarsi per fare salti impegnativi!
-Scimmia: la sua specialità sono i salti in alto, mentre tutte le altre abilità sono ad un livello leggermente inferiore alla volpe; utile per raggiungere altezze improbabili per altri personaggi.
-Tigre: specializzata nella corsa e nei salti in lungo, mentre forza pugilistica e salto in alto sono medie; volete qualcosa che assomigli vagamente a Sonic? Eccolo!
La possibilità di scegliere con quale personaggio affrontare un livello o addirittura una porzione di livello eleva di molto la strategia da utilizzarsi per avanzare nel gioco e sicuramente rende il Psycho Fox un game unico (almeno per l’epoca) e vario.
I nemici possono essere uccisi con il metodo a “schiacciata” (per intenderci alla Mario), oppure possono essere presi a pugni o ancora, possono essere eliminati tramite l’utilizzo del Bird Fly, un uccello da scagliare contro le varie creature maligne. Il Bird Fly è ulteriormente utile poiché, nel caso in cui lo si possieda sulla spalla del nostro personaggio, permette di subire un danno senza morire (se ne va solo l’uccello) in modo del tutto analogo alle monetine di Sonic.
Altri bonus sono la classica invincibilità temporanea, la vita supplementare, una specie di “bomba” che danneggia tutto ciò che si trova sullo schermo e per finire i sacchi di denaro. Questi ultimi servono negli schemi bonus dove, in base ai sacchi raccolti, avremo la possibilità di posizionare più o meno volpi su una scelta di “percorsi” di cui non si vede la fine. Una volta posizionate, le volpi proseguono autonomamente sul percorso fino ad ultimare il tragitto e ricevere il bonus (o alle volte niente) posizionato al termine del percorso.
I livelli sono in totale sette, divisi in tre sottolivelli ognuno e alla fine di ogni livello ci sarà il canonico boss.
Tecnicamente siamo su livelli medio alti per quanto riguarda il sonoro e medi per la parte grafica, ma ciò che colpisce favorevolmente è lo stile tipicamente nipponico del design, con i nemici davvero strambi e divertenti.
Il level design è molto articolato e ben fatto e si sviluppa sia in orizzontale che in verticale; oltre a ciò tutto il gioco è impreziosito da classici elementi platform ben realizzati quali ponti che cadono, scale mobili, “soffioni” che faranno volare la nostra volpe sia in orizzontale che in verticale, oggetti che ci scagliano in aria, punte affilate e molto altro. Da notare anche la presenza di utili “continue”, di alcuni Warp e di qualche trucco interessante che io non vi svelerò, ma provare a colpire il cielo vuoto alle volte è utile…
In fin dei conti questo gioco Sega sembra essere un capolavoro da 9 o da 10 ma c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe. È proprio il controllo che si ha sul protagonista a non convincere; tendenzialmente è come quello di Sonic: si comincia piano e via via si accelera fino a raggiungere la velocità massima. La differenza tra Sonic e Psycho Fox è che in Sonic questo metodo è realizzato in modo perfetto e si adegua perfettamente al level design del gioco. In Psychio Fox risulta più “legnoso” e non si adatta perfettamente alla conformazione dei livelli. Non è un problema gravissimo, fatta l’abitudine nemmeno lo si noterà, ma è proprio questo piccolo difetto che divide un ottimo gioco da un capolavoro.
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