Dynamite Headdy è un platform game che riprende l’attack mode “de capoccia” dei vari B.C. Kid, reinterpretandolo sulla falsariga di due successivi titoli usciti per Mega Drive: Decap Attack e Kid Chameleon. Nel primo, un simpatico platform horror-umoristico, il protagonista è una mummia che utilizza la testa per attaccare i nemici con la particolarità che, come si può intuire dal titolo, la parte anatomica in questione non è saldamente ancorata al collo e viene proiettata in avanti con il solo sostegno “elastico” delle bende. In Kid Chameleon, il giocatore guida un bambino che può trasformarsi in 9 personaggi diversi indossandone le relative maschere.
DH è, dunque, il risultato di un cross-over evoluto tra i titoli sopra citati: la testa dell’eroe è separata dal resto del corpo e si comporta come un’entità a se stante (una sorta di “head-pod”) con cui Headdy può attaccare (lanciandola verso il nemico come un boomerang a distanza ravvicinata) e arrampicarsi. La testa standard, inoltre, può essere sostituita con altre 18 “heads”, consentendo a Headdy di utilizzarne gli specifici poteri extra.
Lo scopo del gioco è riportare la pace e la libertà nel Puppet World, oppresso dal ferreo dominio del malvagio Dark Demon, dal suo fedele sgherro, Trouble Bruin, e dal terribile esercito di pupazzi maligni da lui sguinzagliati.
Per portare a termine la sua missione, Headdy dovrà superare ben 28 stage (“scenes”) gremiti di nemici di ogni forma, natura e dimensione, tra cui numerosissimi middle bosses e gli immancabili guardiani di fine livello.
La caratteristica principale di DH è sicuramente la varietà. Le scene sono molto differenti tra loro e propongono soluzioni visive e meccaniche di gioco che, in molti casi, tendono a spiazzare il platform player medio. Il titolo Treasure combina questa notevole ricchezza di gameplay styles diversi, a privilegiare di volta in volta l’azione, come virare verso lo shoot ‘em up “puro” o anche contemplare elementi di “strategia”, con, inoltre, la possibilità di variare la testa di Headdy in 18 modi diversi. Naturalmente, l’intera gamma delle heads non è sempre disponibile (ad esempio le “fly heads”, che consentono a Headdy di volare, sono utilizzabili nei soli 4 stages shoot ‘em up “Parodius-like”: da 6-1 a 6-4), ma, nel corso delle varie scene, ne vengono di volta in volta messe a disposizione delle ristrette rose di selezione. Ulteriori elementi di varietà sono: le practice scenes, l’intermission bonus game e i secret bonus.
Non vanno, infine, trascurate le numerosissime e ingegnose sorprese di cui il titolo Treasure è generosamente dotato. I colpi di scena che impreziosiscono questo platform si risolvono spesso in tocchi di classe di natura grafica, inusuali dinamiche di gioco inerenti a determinate scene, particolari modalità d’attacco di middle o final boss e, in generale, intriganti intuizioni concettuali che apportano al gameplay delle svolte che ancora oggi colpiscono per audacia e modernità.
DH è, dunque, un titolo molto stimolante per l’evidente ingegnosità del game design, per la ricerca di un approccio peculiare al frequentatissimo genere di riferimento e per la marcata differenziazione tra gli elementi che ne compongono l’articolata struttura.
Tutti i suddetti aspetti positivi del platform Treasure non spiegano, però, il particolarissimo fascino che lo caratterizza. Ciò che seduce in questo gioco è, soprattutto, la bizzarria visionaria di design e situazioni. Che i programmatori non avessero, come Headdy, la testa sulle spalle, emerge da ogni particolare, ogni svolta nella “vicenda”, ogni dettaglio di sprites e fondali. DH è, infatti, un titolo di un fuori di testa particolarmente coerente: tutto è assolutamente sopra le righe, diverso e, spesso, totalmente inaspettato.
La grafica è degna del talentuoso team che ha firmato questo platform: coloratissima (le tonalità fortemente contrastanti sono un po’ da trip allucinogeno), ottimamente disegnata (accattivante l’ambientazione “teatrale” con contaminazioni visionarie alla “Alice in Wonderland”), impreziosita da parallasse standard e multi-strato, dotata di spettacolari effetti raster (distorsioni, flipping e prospettive) e sprite di grandi dimensioni. Fluidità e velocità d’azione sono, poi, garantite dall’impeccabile programmazione che rende il titolo Treasure esente da rallentamenti, pur non mancando situazioni in cui lo schermo è affollato di sprite o dominato da enormi boss finali animati con dovizia di elementi grafici indipendenti.
Il sonoro è qualitativamente superiore a tutti gli altri titoli Treasure realizzati per il 16 bit Sega. La soundtrack è particolarmente varia, brillante e raffinata e gli FX sono nettamente sopra la media, con digitalizzazioni nitide e campionamenti vocali perfettamente comprensibili e, per una volta, esenti dal fastidioso “effetto raucedine” tipico del Mega Drive. La colonna sonora è, dunque, assai valida per composizione, suggestione e resa acustica di synth e base ritmica campionata e segna uno dei punti più alti della carriera di Kazuo Hanzawa, noto anche, oltre che per i già citati Gunstar Heroes e Alien Soldier su MD, per i coin-op Konami Bucky O’Hare e Lightning Fighter / Trigon.
La longevità di Dynamite Headdy è assicurata dalle menzionate 28 scene di “action”, “shooting” e “strategy” e dal livello di difficoltà piuttosto impegnativo che richiede al giocatore una notevole versatilità nell’uso delle “heads” del protagonista. Il “Treasure Show” (così è chiamato nel manuale della versione Genesis, in perfetta coerenza con l’ambientazione e la denominazione “scene” per gli stages) è, dunque, uno spettacolo che dura a lungo e la compagnia teatrale assicura a tutti gli spettatori che il divertimento non mancherà e noia, convenzioni e banalità saranno bandite dal teatro per tutta la rappresentazione. Solo chi usa bene la testa riuscirà a vedere il finale a sorpresa dello show!
Dynamite Headdy è presente nella rubrica dei giochi fetenti True Rosik degli amici di True Gamers
Altre immagini: