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Fire Mustang - Megadrive

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  • Fire Mustang

    cover Fire MustangI videogame "storici", intesi nella più ampia accezione del termine, sono più numerosi di quanto non si possa credere. In effetti, l'adozione di elementi strutturali e figurativi facilmente riconducibili a noti eventi del passato è un espediente piuttosto gettonato nel settore dell'intrattenimento elettronico. Interessante rilevare, peraltro, come le basi di questo rapporto tra Storia e VG risalgano ai mitici eighties e coinvolgano anche l'ambito degli arcade shooter. In quest'ultimo ramo, infatti, gli esempi di "rappresentazioni videoludiche" del passato si datano al 1982/84, anni che vedono la realizzazione di titoli come Time Pilot (Konami), Two Tigers (Bally Midway) e 1942 (Capcom). Non solo il successo dello sparatutto sviluppato dagli autori di Street Fighter inaugura una saga "doppiamente storica" come la 19XX series (1942, 1943: The Battle of Midway / 1943 Kai, 1941: Counter Attack, 19XX: The War Against Destiny e 1944: The Loop Master), ma, al di là dei suddetti coin-op, la medesima historical vein si manifesta anche in shoot ‘em up come Flying Shark (Taito - 1987), P-47 - The Freedom Fighter (Jaleco - 1988), Prehistoric Isle in 1930 (SNK - 1989), Fire Shark (Toaplan - 1989) e USAAF Mustang (UPL - 1990).

    Per non accentuare i già significativi elementi di omogeneità connaturati al genere, i "protagonisti" degli arcade military-themed shmups, di regola aerei ed elicotteri, puntano su una spiccata caratterizzazione estetica. I "richiami storici" di determinati titoli, infatti, consentono ai grafici di delineare sprite e fondali "coerenti" con le tematiche sbandierate nella title screen e nel limitato "contorno" del coin-op. Gli eroi di questi shoot 'em up, dunque, non pilotano velivoli "anonimi", ma modelli realmente esistiti, come il Lockheed P-38 Lightning (1942), biplani ormai entrati nell'iconografica videoludica come il Sopwith Camel (Flying Shark, Prehistoric Isle in 1930 e Fire Shark), il P-47 Thunderbolt (P-47 - The Freedom Fighter) e il P-51 Mustang protagonista di USAAF Mustang, horizontal shooter oggetto del presente articolo.

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    USAAF Mustang è uno sparatutto a scorrimento orizzontale sviluppato nel 1990 da NMK (Nihon Maicom Kaihatsu) sotto etichetta UPL (Universal Play Land), compagnia nipponica avente all'attivo i coin-op Ninja Kid (1984), Rad Action (1987), Atomic Robo-Kid (1988), Omega Fighter (1989) e Bio-ship Paladin (1990).

    In quest’appariscente shoot 'em up ambientato negli anni della II Guerra Mondiale, il giocatore è chiamato ad impersonare un valoroso pilota dell’USAAF, l'aeronautica militare statunitense. L'eroe deve portare a termine 8 missioni suicide in altrettanti teatri bellici, che vedranno il suo P-51 Mustang alle prese con i velivoli tedeschi della Lutwaffe, quelli nipponici dell’Imperial Japanese Navy Air Service, nonché con svariate postazioni di contraerea, carri armati, sommergibili, unità navali e corazzate.
    Il titolo NMK si caratterizza per un sistema d’armamenti quanto mai basilare: un classico vulcan shot potenziabile fino ad un altrettanto canonico 3-way dopo due power-up, delle bombe "Darius-style", la cui frequenza di sgancio aumenta utilizzando i medesimi item della standard weapon, e una limitata dotazione di smart bomb denominate "The Forcer".

    In effetti, questo sparatutto evidenzia diversi punti in comune con un altro arcade "storico" che riscuote un successo nettamente superiore: P-47 - The Freedom Fighter. Semplificando un po', USAAF Mustang sembra la versione “turbo & panoramica” del "cugino" Jaleco. Considerandolo a posteriori, poi, si potrebbe qualificare come una sorta di "corrispettivo aeronautico" di Shadow of the Beast, con l'”impronta” di P-47 ben motivata dalla presenza della "firma nascosta" di NMK anche su quest'ultimo.
    Nihon Maicom Kaihatsu, difatti, esordisce come team interno di Jaleco e sviluppa titoli del calibro di Psychic 5 (1987) e Saint Dragon (1989) per poi entrare nell'orbita UPL, realizzando Task Force Harrier (1989) e, per l'appunto, USAAF Mustang. Solo in seguito NMK diverrà un'etichetta indipendente e contrassegnerà con il proprio logo diversi shoot 'em up, tra cui Thunder Dragon 2 (1993), Zed Blade (1994) e P-47 Aces (1995).

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    USAAF Mustang spicca essenzialmente per le notevoli qualità visive. Il coin-op NMK, infatti, sfoggia dei fondali assai pregevoli per brillantezza cromatica, livello di dettaglio e "opulenza" della multi-parallasse. Grazie ad un tratto curatissimo, unito al calibrato quanto generoso utilizzo dei colori, gli scenari che fanno da cornice alle evoluzioni del glorioso P-51 risultano vividi e suggestivi, anche perché impreziositi da una convincente impressione di profondità, garantita dal seven-layer parallax scrolling "di corredo" a buona parte dei teatri bellici.
    L'eccellenza estetica di questo sparatutto si conferma, poi, nell'incisivo stile grafico degli sprite che, fatta la tara sui vari anacronismi, ne certifica la peculiare impronta "storica". L'accattivante taglio panoramico dei background, difatti, trova il suo corrispettivo ideale nell'imperversare di velivoli ben disegnati e molto particolareggiati come il Dornier Do 335 Pfeil e il Kyushu J7W1 Shinden che, ovviamente, non mancano di recare i contrassegni della Lutwaffe e dell'Imperial Japanese Navy Air Service.

    Un tipico frequentatore delle early 90's game room aveva buone probabilità di "associare" USAAF Mustang al già celebre Shadow of the Beast, per l’analoga valorizzazione del binomio "ricercatezza grafica & rapida multi-parallasse" che, sia pur a grandi linee, tendeva ad "accomunare" i due titoli. In effetti, lo shoot 'em up NMK punta molto sull'impostazione spettacolare, sull'attrattiva degli scenari, sul ritmo veloce e serrato, sui numerosi tocchi di classe e sulla cura profusa nel rappresentare efficacemente ogni dettaglio, a dispetto di una risoluzione di 256X224, vale a dire inferiore a diversi arcade hit del periodo.

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    Interessante rilevare come gli sviluppatori di USAAF Mustang non si siano "limitati" a delineare dei fondali di livello estetico tale da giustificare l'etichetta di "pixel art", ma abbiano anche impreziosito l'impatto visivo del coin-op con un coding semplicemente perfetto, che si traduce in una fluidità impeccabile e vanta effetti cromatici di notevole rilievo, quali la colorazione cangiante delle nuvole nel terzo stage (finezza riproposta da Technosoft in Thunder Force IV) e l’azzeccato alternarsi di luminosità tra uno scenario e il successivo.

    Al netto di un'eccessiva basilarità del weapon system e una spiccata impronta convenzionale ravvisabile nelle dinamiche di gioco, USAAF Mustang è un arcade piuttosto apprezzabile in virtù delle pregevoli qualità grafiche e del ritmo rapido quanto incalzante. Il confronto a distanza con P-47 - The Freedom Fighter, peraltro, evidenzia le similarità strutturali tra i due shoot 'em up NMK e sottolinea come il titolo uscito sotto etichetta Jaleco, grazie ad un sistema di armamenti e un gameplay maggiormente articolati, sia riuscito a riscuotere un successo più ampio (attestato da 6 conversioni e un seguito) del "cugino panoramico" targato UPL.

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    È corretto stimare la popolarità di un coin-op dal numero di porting domestici? Indicativamente no… ma la presenza di un’unica conversione per Mega Drive distribuita sul solo mercato giapponese può comunque dare una misura del consenso ottenuto dallo sparatutto NMK. Se peraltro si considerano le peculiari caratteristiche di USAAF Mustang, è facile rendersi conto di quanto fosse complesso svilupparne una valida trasposizione sul 16 bit Sega. Questo shoot 'em up aeronautico, difatti, era un “cliente” piuttosto difficile per un hardware vincolato ai limiti cromatici della console di Sonic e necessitava, in ogni caso, di una “drastica potatura” per poter “alloggiare” in una cart di soli 4 Mbit.

    Sviluppata da Taito, la conversione per Mega Drive del "pixel-artistico" coin-op UPL / NMK risulta inevitabilmente lontana dai fasti visivi dell’originale. Gli eccellenti fondali dell’arcade, infatti, sono pressoché scomparsi, sostituiti da scarni surrogati che abbinano una squallida parallasse multistrato di semplici retini o motivi semi-stilizzati a fiacche riproduzioni degli elementi scenografici del modello, rese in colorazioni spente se non, in alcuni casi, quanto mai inappropriate. In generale la qualità estetica dei background spazia da discreta a mediocre, con certi cromatismi come quelli del 2° stage che ricordano un po’ le tinte in auge sul Commodore 64. Per fortuna i grafici hanno almeno riprodotto a grandi linee le variazioni di tonalità che caratterizzano il terzo livello del coin-op, fermo restando che qualsiasi paragone con quest’ultimo risulta quasi improponibile.

    Il porting Taito si conferma un “abstract” dell’arcade anche sul fronte degli sprite, presentando una ristretta “selezione” di quelli sfoggiati dal modello. Analogamente ai fondali, i velivoli sono assai impoveriti rispetto alle controparti “aeromodellistiche” che facevano bella mostra di sé in sala giochi.
    Il 2-player co-op mode, poi, è sacrificato sull’altare dell’esigenza di dribblare i rallentamenti, senza peraltro risparmiare comunque al player dei vistosi flickerii che accompagnano gli scontri con i boss.

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    Il comparto audio di Fire Mustang rientra nel “senza infamia e senza lode”. Le BGM, infatti, variano da insignificanti a discrete, con alcuni brani compositivamente interessanti che, però, risultano alquanto penalizzati da una sintesi che non valorizza appieno i chip sonori del Mega Drive. Convince, in ogni modo, la resa atmosferica di certe musiche, che riescono a sostenere adeguatamente la tensione, grazie a “giri” azzeccati e ritmiche abbastanza adrenaliniche. Peccato per gli FX nella media, che si limitano a sottolineare l’azione con le sorde esplosioni di velivoli standard e uno scialbo contorno di semplici effetti di rumore bianco.

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    Cosa rimane, dunque, di USAAF Mustang in questa sacrificata conversione per Mega Drive? Ben poco. In effetti, il coin-op sarebbe passato del tutto inosservato se non avesse potuto far leva su un’eccellente realizzazione grafica. Va da sé che un titolo come quello UPL / NMK scompare nell’anonimato giacché perde le sue peculiari doti visive e ne riduce, per giunta, quelle contenutistiche, articolandosi in 7 brevi stage, sia pur affrontabili a diversi livelli di difficoltà.

    Purtroppo il porting per il 16 bit Sega risulta tanto povero dal lato estetico, quanto abbastanza insignificante sotto il profilo del gameplay. Benché la sfida proposta da questo sparatutto possa anche essere apprezzata dagli aficionados del genere, visto che le dinamiche riescono comunque a riecheggiare la velocità del modello, la line-up del Mega Drive, in ogni caso, è sufficientemente ricca di shoot ‘em up da rendere pressoché superflua la fiacca trasposizione di USAAF Mustang.

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    Gameplay Video



    COMMENTO FINALE


    Non tutte le ciambelle escono col buco… e talvolta è discutibile l’opportunità di sfornarne. Fuor di metafora, la conversione di USAAF Mustang su Mega Drive era minata dall’esigenza di replicare fedelmente le notevoli peculiarità grafiche del coin-op, per garantirne le attrattive anche nel porting domestico. Purtroppo l’infausta combinazione di limiti tecnici del sistema e programmazione di basso profilo ha spogliato l’arcade dei suoi orpelli visivi, mantenendone il nudo gameplay e trasformandolo, così, in un titolo scialbo e sostanzialmente privo di personalità. In definitiva, Fire Mustang può anche risultare relativamente godibile, ma solo per un estimatore del genere che non conosce o ha dimenticato le prerogative estetiche del modello.

    Alessio "AlextheLioNet" Bianchi



    • Gedeone de Infortunis
      #1
      Gedeone de Infortunis ha commentato
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      terribile. Ero appena reduce da Thunderforce IV (per quanto mi riguarda il gioco più impressionante del MD, rapportato a quanto avevo potuto vedere all'epoca...i titoli più tardi come Adventures of Batman & Robin e Alien Soldier me li sono persi) e con un amico noleggiammo per caso questo (della serie: non sapevamo come buttare 5 mila lire )

    • Robbey
      #2
      Robbey ha commentato
      Modifica di un commento
      ero intenzionato a provare questo gioco, ma mi sa che cambierò idea puntando su qualcosa di meglio

    • Ikaris
      #3
      Ikaris ha commentato
      Modifica di un commento
      In effetti, mi sa che non mi sono perso niente...
      Mi piacciono le tue review "2-in-1" Alex, praticamente si ha una panoramica completa dell'arcade e della conversione, ottimo!

    • Nembulus
      #4
      Nembulus ha commentato
      Modifica di un commento
      Diamine, che precisione, che terminologia, che rimandi storici!
      Un'altra recensione coi fiocchi, per uno shoot'em up che ha fatto la storia - beh, forse no, ma questa recensione di cultura ne mette sul piatto un bel po'!
      Apprezzo molto, poi, questo genere di giochi, ma pare quindi che questo esponente della categoria sia meno bello del previsto, soprattutto su Megadrive... ma una partitina non gliela negherò (emulato, a meno che non esca un remake HD... ma la vedo dura...).

    • musehead
      #5
      musehead ha commentato
      Modifica di un commento
      Io ero tra coloro i quali lo associavano istintivamente a Beast, ovviamente in senso visivo, anche per la tonalità dei colori di alcuni stage. Da non particolare cultore degli shooter ci giocavo volentieri in sala, tutto sommato con piacere pur non salutando alcun aspetto eccellente. Su Megadrive... è un'esclusiva, diamine. Basta evitare di chiedersi il perché...
      Bell'articolo come sempre!
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