Mi ha sempre affascinato la tecnologia applicata agli usi d’intrattenimento domestico, i sistemi da “salotto” più che i cabinati delle sale giochi. Di conseguenza mi ha sempre emozionato la magia degli universi interattivi contenuti in qualsiasi supporto (nastri magnetici, floppy disk, cartridge, Dvd, ecc..).
Videogiocare mi emoziona quindi. Ho una definizione coniata ad hoc per me: emotional gamer. Considero l’emozione che si prova nel videogiocare la guida sicura nel considerare arte il medium videoludico: che sia Nintendo, Commodore, Sega, Atari, Playstation o Microsoft, ecc… da venticinque anni a questa parte mi ha sempre interessato poco.
Sono un opinionista dell’emozione del videogiocare quindi, del fare esperienza del virtuale attraverso il “videogioco”. Ho un’affezione per i “survival terror” nei quali fa da padrone la componente psico-mistica (Project Zero/Fatal Frame di Tecmo in particolare), nonché i film orientali con una spiccata propensione allo “spiritico”, probabilmente perché empatizzano maggiormente con la mia attitudine speculativa in tal senso.
Mi piace di conseguenza leggere testi e saggi sui videogiochi, “immergermi” prima e durante un nuovo titolo leggendo libri o visionando film in sintonia con l’universo di gioco (non di rado fonte di ispirazione/derivazione dello stesso). In qualità di consumatore, e come per ogni altro prodotto di cultura, essendo i videogiochi beni di lusso (dato il loro costo) nonché esigenti di tempo per essere vissuti esaustivamente, mi piace ponderare molto i miei acquisti. Diffido pertanto dell’Hype generato dal mercato consumer ma considero ancora la critica (e gli strumenti analitici del recensore) fondamentali nell’eco-sistema del videogioco. Credo e spero molto nell’evoluzione di un sistema critico in tal senso, che consideri appunto l’esperienza VideoInterattiva quale prodotto artistico, polivalente, una questione culturale e non di mero svago per l’appunto.
Non spreco Mai (ripeto, Mai) il mio tempo a controbattere chiunque denigri l’approccio e l’apporto accademico (semiologico, sociologico, psicologico, ecc…) del/per il videogioco. Questo perché considero la Cultura Videoludica non focalizzata solo e soltanto sul “giocare” o sulla conoscenza dei giochi o della storia videoludica in in sé, bensì un organismo vivo, sincretico e pulsante nei suoi vari elementi, integrato con tutte le altre produzioni del pensiero umano per le quali la conseguente derivazione saggistica è normalmente legittimata.
Trovo pertanto estremamente limitante lo spazio virtuale privatizzato dalle varie piattaforme di gioco, per le quali il medesimo titolo per due sistemi differenti é caratterizzato da una totale incomunicabilità On-line fra le parti.
Detto questo, senza voler nulla demeritare alle discipline statistiche, ritengo abbastanza relativa qualsiasi “console war” nonché l’enfasi posta su i dati di vendita di hardware o software che non resti un puro e semplice indice numerico di market.
Infine continuo a sperare in uno sviluppo della Scena in Italia senza che i talenti e le energie in gioco in questo Paese debbano essere costrette a migrare all’estero per fare della propria passione il lavoro di una vita. Spero non resti solo un lontano miraggio quello di una “industry” italiana attualmente irrisoria dal punto di vista di publisher e sviluppatori, fatta solo di PR e davvero pochissimi attori a far numero sulla scena.
La mia massima dunque è: Va dove ti porta l’emozione (videoludica e non), perché lì troverai sicuramente un cuore!
Nome e Cognome: Luigi Marrone
Nickname: BraunLuis
Email: marlui77@hotmail.com
Interessi: Musica, letteratura, speculazione filosofica/psicologica/sociologica ecc… applicata agli universi del videogioco e del Cyberspazio in generale, para-normale.
La mia Rock Band: Per anni mi sono dilettato a cantare e suonare nel gruppo rock Zendavesta – http://www.zendavesta.it –
su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=FQ4Z8VkqOsA
Blog di cultura videoludica: E-self – http://www.electronicself.blogspot.com