Oltre alla spiccata personalità tecnica, Heart of China può vantarsi di scelte di gameplay capaci di introdurre note di freschezza e nuove possibilità ludiche in un genere che aveva già vestito le sue spoglie più longeve.
E' bene introdursi subito all'interno della sceneggiatura: noi impersoniamo Jake Masters, meglio noto come Lucky, un veterano della prima guerra mondiale che adesso si occupa di lavori investigativi privati in giro per il mondo. Lavori proprio come quello affidatogli dal miliardario Lomax, disperato per il rapimento di sua figlia da parte di un tiranno cinese mentre svolgeva volontariato da infermiera in estremo oriente. Il compenso promessoci è di duecentomila dollari ma ogni giorno trascorso senza la liberazione della ragazza farà diminuire la quota di ventimila unità. Questo è già un elemento insolito per un'avventura, andando a costituire una sorta di punteggio che incentiverà i perfezionisti a rigiocare il programma in modo da completarlo col compenso economico più gratificante possibile. Ciò ci suggerisce che la nostra partita sarà meno lineare del solito, con comportamenti e scelte che possono influire sull'andamento delle cose, consentendoci di evitare perdite di tempo così come di beccare un intoppo dopo l'altro fino a giungere ad un prematuro game over. Già, la precoce conclusione della nostra storia rappresenta un evento dalla frequenza tutt'altro che rara e questo si traduce in una frustrazione capace di fastidiosi picchi. Senza voler necessariamente riconoscere lo standard Lucas come il migliore, si possono accettare dei frangenti, nel corso di un'intera sceneggiatura, nei quali sia possibile morire a patto che questi non si trasformino in vere e proprie persecuzioni per il giocatore, finendo per costringerlo a ricorrere alla funzione di salvataggio prima di tentare qualsiasi cosa. Il fulcro del problema risiede principalmente nei dialoghi: a partire dalla primissima conversazione dell'avventura, una risposta sbagliata potrà far sfociare la nostra partita in un lago di sangue. I dialoghi si svolgono tramite il classico elenco, solitamente di due o tre possibilità, di domande o risposte disponibili, ma a differenza di quanto visto nei capisaldi del genere qui non potremo affrontarle tutte giungendo all'esaurimento dell'elenco ed una scelta escluderà, in via perenne, le altre. Una domanda sbagliata ci inimicherà un personaggio importante ed una risposta incorretta potrebbe tranquillamente costarci una permanenza in prigione o una definitiva dipartita. Malauguratamente, anche l'intuito non ci sarà molto di aiuto: forse anche per strizzare l'occhio al divertimento, alcuni dialoghi prendono delle pieghe pressochè imprevedibili, con discussioni insolite ed interlocutori bizzarri. La rosa delle scelte a nostra disposizione non ci consente quasi mai di intuire ciò che ci conviene e questo si traduce in un avanzamento a tastoni, salvando e provando, caricando e riprovando più e più volte, talvolta persino dopo molti minuti di gioco a causa di conseguenze delle nostre scelte che non sono immediatamente tangibili. La frustrazione derivante da queste scelte di design è sufficiente per scoraggiare i meno caparbi e rischia di oscurare quanto di buono la Dynamix ha inculcato in Heart of China, come l'interfaccia a scomparsa leggera e discreta, comoda per la raccolta e l'utilizzo degli oggetti così come per lo scambio degli stessi tra i personaggi. Infatti, anche se il protagonista indiscusso rimane Lucky, avremo modo di prendere il controllo anche dell'infermierina Kate o del nostro amico ninja, Chi, con cui affrontare brevi frangenti per i quali Lucky non sarà disponibile oppure non sarà semplicemente adatto. Degne di nota sono anche le due sequenze arcade che incontreremo lungo la nostra strada, piccoli intermezzi veramente molto curati e perfettamente integrati col resto del gioco, realizzati così bene da spingere i programmatori ad implementare un engine tridimensionale adattato ad hoc. I puristi dell'avventura potrebbero storcere il naso ma, consapevoli del loro scarso apprezzamento verso variazioni del genere ed anche della sfida piuttosto elevata di tali intermezzi, alla Dynamix hanno ben pensato di concederci la possibilità di saltarle a piè pari, passando oltre da vincitori pur senza prendervi parte, relegandole a succoso bonus destinato ai giocatori più tenaci. Volendo, anche i vituperati dialoghi esprimono alcune note positive, soprattutto in termini di simpatia, aiutandoci a calarci meglio nei panni del nostro alter ego, e lo svolazzare da una nazione all'altra a bordo del nostro amato biplano, invischiati continuamente in situazioni al limite del pericolo, ci gratificherà facendoci sentire dei novelli Indiana Jones.
Da tutto ciò ne risulta che, una volta fatta l'abitudine con l'atipicità di tutto questo originale game design ed una volta entrati in empatia con la forma mentis dei programmatori, la giocabilità di Heart of China riesce a salvarsi in extremis portandoci a godere non solo di alcuni enigmi oggettivamente riusciti ma anche di tutte le soluzioni alternative degli stessi, evento particolarmente raro ai tempi, che ci permettono di recuperare la situazione nel caso in cui gli errori commessi non siano stati troppo gravi.
Heart of China merita di entrare a far parte delle collezioni degli amanti di adventure. Si tratta di un gioco sincero, alternativo ai grandi inarrivabili della storia, consapevole dei suoi difetti e della sua differente personalità e che proprio in virtù di essa decide di sporgersi dal marasma di un genere sovraffollato per attirare l'attenzione dei giocatori più ricercati, offrendo loro un'esperienza impegnativa ma originale tanto nelle meccaniche quanto nell'iconografia. Armati di pazienza e sospinti dall'ardore che contraddistingue i veri avventurieri, vi divertirà calzare i panni di Jake Masters e l'ostilità di quest'oriente potrà tradursi davvero in originale piacere.
ALTRE VERSIONI Amiga Heart of China ha goduto di una conversione quasi contemporanea per Amiga, ma l'impatto grafico risente molto del riadattamento alla limitata tavolozza a disposizione. Per fortuna, alla Dynamix hanno ridisegnato moltissimi elementi ed il lavoro svolto è apprezzabile, considerando soprattutto che sono stati utilizzati solo sedici colori ed evitando scomodi paragoni con la controparte PC analizzata in questa sede. Scomodo lo swap disc: Heart of China, nonostante il taglio di piccole animazioni, trova spazio sulla bellezza di nove dischi e saltellare da uno all'altro potrebbe innervosire chiunque. |
Un altro gioco molto bello e simile sempre dynamix è rise of the dragon, che esiste anche per altre piattaforme ma su pc ha la grafica migliore.
Entrambi i giochi esistono sia in floppy da 3.5 che 5.25.