Il mondo videoludico è straordinariamente contorto. La situazione odierna, poi, propone un quadro distante da tutte quelle previsioni che avremmo ritenuto credibili solo una manciata di anni fa. La Sony terza potenza del mercato, una Xbox perlomeno considerata in Giappone ed una console Nintendo dominatrice come nei lontani anni Ottanta. L'imprevedibilità di questo mercato trova una violenta amplificazione nel programma di approccio alla next-gen intrapreso dalle singole parti: coerente con la passata esperienza per Microsoft, pirotecnico ed ultradispendioso per Sony e a tutto risparmio per Nintendo. Geniale l'intuizione di quest'ultima: in ginocchio, non potendo far leva su uno sviluppo tecnologico alla pari dei rivali, ha scelto di intraprendere la strada dell'innovazione proponendo un nuovo controller. Successo planetario, crisi scacciata e dominio del mercato. Non solo: la Nintendo impone un nuovo modello, vincente, di mercato. Pensandoci bene, la novità è clamorosa: spendere poco e ricavare tanto. Nei videogiochi non ci era riuscito nessuno e tenendo ben presente che la Nintendo è l'unica a vendere la propria macchina con profitto, mentre Microsoft e Sony la offrono "in perdita", ciò desta ancor più scalpore.
Cosa cambia per noi videogiocatori? Molto, purtroppo. Siamo stati da sempre abituati, dalla casa di Mario in primis, ad un pushing tecnologico sin dalla nascita dei videogiochi, in una storia che non ha sempre visto prevalere la macchina più potente ma nemmeno mai un hardware palesemente inferiore ai rivali. Questa situazione ha deviato le nostre prospettive, negandoci il lancio, o perlomeno rinviandolo, nel prossimo "stage" tecnologico. Se si fosse trattato di un semplice problema di macchine, pazienza, avremmo tutti preso una Wii e aspettato la prossima occasione propizia per un nuovo passo in avanti. Il punto è che questa politica dell'essenzialità si è riflessa inevitabilmente sul fronte ludico in senso stretto dove, trovando terreno fertile in una lievitazione esponenziale dei costi di produzione dei singoli titoli, guadagna spazio una produzione "parsimoniosa" che ci propone videogiochi generici, zeppi di deja-vu, venduti a prezzo pieno ma sviluppati senza investire troppo. Gli esempi si sprecano: basti pensare ai qualunquistici party-game, alle miriadi di seguiti ed all'esplosione del fenomeno dei remake. Spingendoci nel dettaglio, prendiamo Punch-Out, recentissimamente sottoposto a restyling. Cosa c'è da aspettarsi da un gioco simile? Certo, qualcosa di divertente, simpatico, leggero. Molto probabilmente una fotocopia ricolorata di un gioco vecchio di venti anni, venduto ad un prezzo pieno maggiore di quello dell'originale. Non molto onesto. Non è solo un problema della Wii, non mi si fraintenda. E' un problema di modello vincente, del modello Nintendo che si è imposto a suon di profitti miliardari e, per questo, continuamente imitato. Esistono esempi simili anche su altre macchine, come l'arcinoto Spore, progetto superlativamente ambizioso ma che, sotto una scorza di sfavillanti promesse, nasconde un giochino semplice semplice, nel quale la maggiore attenzione di Will Wright è stata spesa per la personalizzazione delle varie specie viventi, con lo stesso accento che si pose nei Sims sulla generazione dei vari inquilini. Fumo negli occhi, per quanto ben mascherato, influente solo relativamente sull'esperienza di gioco. Ho volutamente citato due prodotti di sicuro richiamo per dimostrare che non si tratta di un sintomo proprio di titoli secondari ma, piuttosto, di chiare intenzioni degli sviluppatori.
Il videogiocatore, dal canto suo, avrebbe le armi adatte per combattere questa tendenza. Potrebbe semplicemente non comprare questi giochi. Ma qui ci ricolleghiamo al discorso del casual gamer che compra e stracompra i vari prodotti generici, remando contro gli interesse del videogiocatore "storico".
Alla fine, diventa una lotta tra videogiochi vincenti e videogiochi che non lo sono, dove i primi non sono quelli che interessano ai cultori del panorama videoludico. Non v'è dubbio che la Wii sia la piattaforma più danneggiata da questo fenomeno, con comprensibile delusione da parte di quelli utenti che si sentono traditi e venduti da una Nintendo irriconoscibile rispetto a quella che pochi anni prima vendeva il Gamecube. La risposta potrebbe essere quella di migrare verso PS3 e X360, ma sarebbe giusto? Di sicuro, non c'è molta scelta. Di sicuro, la nostra passione è diventata la più grande persecutrice di sè stessa, premiando chi non rischia ed umiliando ogni pretesa di personalità. Risulterà antipatico il mio continuo additare la Wii, ma osservare una line-up costituita da vecchie glorie e nessun videogioco moderno, o quasi, lascia senza fiato. E, detto da un retrogiocatore convinto, è ancora peggio. La speranza per il futuro?Che, alla faccia della tanto agognata piattaforma unica , il mondo dei videogiochi intraprenda due strade ben separate: quella della Wii e dei suoi successori, per le esperienze mordi e fuggi ed il social gaming,e quella delle piattaforme più hardcore, intese per un divertimento forse meno immediato ma più profondo e completo. Pregando incessantemente affinchè il tanto seducente modello Nintendo, commerciale e non ludico, non diventi il punto di riferimento universale per la nostra passione.
Gianluca "Musehead" Santilio
io spero, che ciò porti nuova "linfa" ai videogiochi, non ci vorrà molto a quando i "casual gamers" si renderanno conto. che i questi giochini sono tutti uguali e si butteranno su qualcosa di più hardcore, naturalmente chi continuerà a sfornare giochi casual perderà un bel pò di soldi, costringendo gli sviluppatori a rimboccarsi le maniche e fare finalmente dei giochi con degli attributi . . .