Quando Parker Brothers decise nel 1982 di comprare la licenza per sviluppare un videogioco per Atari VCS dedicato a Spider-Man nello stesso momento stava per creare non solo il primo tie-in sull’ Uomo Ragno, ma anche il primo dedicato ad un supereroe Marvel.
Ma, basterebbero veramente poche parole per descrivere Spider-Man: un simpatico gioco di azione, che ricorda vagamente Crazy Climber, in cui nei panni del mitico Spidey dovremo scalare, a colpi di ragnatele, un grattacielo per raggiungerne la sommità, evitando i nemici che escono dalle finestre e il Green Goblin (la scelta del cattivo ricadde su Green Goblin poiché era il principale antagonista dell'epoca ed era anche il più facile da disegnare perché poteva volare), cercando di disinnescare le bombe con un occhio attento alla barra delle regnatele, che pian piano va in esaurimento, e un occhio al punteggio, che sarà il vero fulcro del gameplay.
Più livelli/grattacieli terminiamo più punti otteniamo, più punti otteniamo e più siamo forti. La semplicità assoluta.
E forse partendo da questa semplicità che sarebbe anche ingiusto giudicarlo con gli occhi del retrogiocatore moderno. In fondo a chi importerebbe sapere se è ancora divertente, se tecnicamente è ancora valido. Eppure, se si fa un viaggio temporale con la mente agli inizi degli anni 80, possiamo parlare di un tie in che ha saputo divertire e attrarre l’appassionato del fumetto di Stan Lee e degli action di quel tempo.
E sorprende pensare che all’epoca, in un mondo totalmente maschile e maschilista, il progetto fu affidato, pensato e programmato da una donna, Laura Nikolich.
Secondo Laura Nikolich il design di Spider-Man fu il risultato degli allora limiti tecnici dell’Atari VCS. Il marketing voleva un gioco a scorrimento orizzontale, ma si optò per un più semplice verticale e la grande sfida fu non utilizzare tante risorse per la realizzazione della ragnatela che nel gioco è possibile lanciare per coprire diverse distanze.